Autore Topic: Le ali della FENICE XI pt.2  (Letto 1265 volte)

Shockwave

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Le ali della FENICE XI pt.2
« il: Ottobre 09, 2011, 03:40:17 pm »
- No...ora NO!! - imprecò Shieed mentre calava fendenti con la sua enorme spada. Il filo dell'arma, come quelle dei suoi compagni, era pesantemente rovinato dal sangue delle creature ma riusciva ancora a sortire il suo letale effetto.

La roccia iniziò a franare dal soffitto ed i tremori della terra si presentarono ad intervalli regolari, come se un enorme martello da guerra stesse colpendo l'intera montagna.

Fu allora che la parete sinistra della sala crollò aprendo un grande varco dal quale emerse un altrettanto enorme drago nero.

Una dragonessa per la precisione, ed estremamente infuriata: Onyxia.

Rivolgendosi alla creatura che infestava la sua dimora Onyxia gridò in draconico - Lontana dalle mie uova e dai miei figli MALEDETTA!! -
La regina emise un forte sibilo rivolta al dragone. In quell'istante le creture sulle pareti e quelle che attaccavano il gruppo ripiegarono verso la loro regina. Allo stesso tempo un altrettanto elevato numero di draconici e piccoli draghi volanti fece irruzione nella sala. Onyxia inspirò profondamente per qualche momento ed espirò un letale respiro di fuoco che investì in pieno due dozzine di creature e la regina.

Draconici e creature combattevano corpo a corpo, Onyxia entrò del tutto nella sala camminando fra le fiamme e falciando con le poderose zampe i nemici attorno a sé. Dalle fiamme la Regina, staccatasi dalla sacca ventrale delle uova, spiccò un balzo verso il dragone ed in breve furono in mischia rotolandosi fin contro la parete della caverna.

Questo inaspettato arrivo consentì agli avventurieri di riprendere fiato e constatare la loro situazione. Banedon era carponi al suolo e respirava profondamente, la sua arma era ridotta altrettanto male e lo scudo spezzato a metà. Shieed e Wolborg erano in piedi e reggevano Deathspike privo di sensi. Zapp era a terra, il braccio sinistro era stato reciso all'altezza del bicipite ed aveva altre profonde ferite sul petto. Momor ed Elenid stavano aiutando Kiriany e Jendevis mentre Meushi era accosciata accanto al fratello.
L'elfo era ridotto male, aveva sangue delle creature su tutto il corpo e le bruciature erano profonde.
- Le....le cariche... - riuscì a sussurrare debolmente - ferm...fermatel... - ma non riuscì a terminare la frase. La testa cadde rivolta su un fianco esalando l'ultimo respiro.

Poco distanti si trovavano Azalin e Fang, anche loro immobili: avevano combattuto fianco a fianco fino all'ultimo. Arcas invece era tornato da Momor, la zampa posteriore destra era messa male, ma il lupo riusciva ancora a camminare usando le altre tre e zoppicando.

- Parlava degli esplosivi vero? - chiese Wolborg mentre aiutava Banedon a rialzarsi. L'elfa annuì senza parlare.
- Beh - continuò Wolborg - pare che gli unici due in grado di usarli non possano più farlo. Dobbiamo inventarci qualcosa. -
- E dobbiamo farlo in fretta - disse Elenid - quelli non resteranno per sempre là - indicando le creature.

Meushi si alzò e si girò verso di loro - Li azionerò io. -
- Cosa?!?! - chiese Wolborg sgranado gli occhi.
- Ho sentito mio fratello ripetere le istruzioni di Zapp fino alla nausea. So come armare questi cosi e come farli detonare. Ho solo bisogno di un pò di tempo non ho la sua manualità. Voi andatevene, chiuderò io questa storia! -
- Non esiste - disse Elenid - andiamo tutti o restiamo tutti! -
- Io di sicuro resto con te - disse Wolborg.
- No - ribadì la cacciatrice - voi dovete tornare ed avvertire di quanto successo qui. E tu - disse guardando Wolborg negli occhi e staccandosi dal collo il piccolo sacchetto in cuoio che teneva come ciondolo - devi portare questi al tempio della Luna a Darnassus e piantarne il contenuto nei sacri giardini di Elune. Lo farai per me? -
Meushi tenne le mani del guerriero fra le sue dopo avervi riposto il suo dono.
- Allora lo farai? -
- Si, lo farò - disse Wolborg mentre sul volto calavano calde lacrime
- Grazie - rispose lei sorridendo - ora andate!! - disse mentre raccoglieva da terra la balestra a quadrelli esplivi di Deatharrow e radunava i due zaini esplosivi.

- Hai detto che hai bisogno di tempo - disse Jendevis - a quello penso io. In più con questa gamba non potrei proprio scappare da nessuna parte. -
La gamba sinistra infatti presentava una grande ferita ed il sangue defluiva in rapidità.
- Grazie sorella, che la benedizione di Elune possa aiutarti -
- Che possa aiutare tutti noi - rispose la druida prima di tramutarsi nuovamente in orso.

Il gruppo si preparò quindi a mettere in atto il piano.

- Momor - disse Meushi - tu li devi portar fuori di qui in fretta. Cercherò di azionare questi cosi il più tardi possibile, ma se la situazione dovesse peggiorare potrei far detonare tutto subito. -
- Ho capito. Conta su di me. -

Wolborg aiutava Banedon, Shieed aveva Deathspike caricato in spalla mentre Momor, Kiriany ed Elenid riuscivano a muoversi autonomamente.

La paladina si avvicinò in lacrime alle due elfe della notte - Grazie amiche -
- Ora andate - disse Meushi - non attardatevi o rischiamo di mettere a repentaglio questo piano
- Ora andiamo - disse Kiriany - ma non prima di aver fatto l'ultima cosa che posso fare per voi - detto questo la paladina dette fondo a tutte le sue energie e le sue mani furono pervase da Luce divina come mai prima. Impose le mani sulle due elfe e le loro ferite si richiusero quasi del tutto restituendo loro forza vitale.

La paladina barcollò ed Elenid fu pronto a sorreggerla.

- Via...ora! - disse Meushi.

Mentre il gruppo iniziava ad allontanarsi delle creature si staccarono dalla mischia con i draconici ed iniziarono a spostarsi verso di loro. L'ultima cosa che Elenid e Wolborg riuscirono a vedere fu Jendevis caricare le creature e Meushi sparare con la balestra esplosiva all'imbocco del tunnel per chiudere l'accesso, e l'uscita, una volta per tutte.

Momor in quel momento lanciò un incantesimo per garantire a lui ed agli altri di correre molto più in fretta. Il cacciatore sentiva le pulsazioni sotto i suoi piedi aumentare a dismisura, le creature stavano impiegando parecchia energia in quello scontro e la cosa li avrebbe avvantaggiati: tanto più restavano concentrati sullo scontro tanto più tempo avrebbero avuto loro per poter scappare.

Il labirinto di tunnel sembrava inestricabile. In un paio d'occasioni Momor si fermò per capire dove dirigersi e poi riprendere la corsa. La direzione almeno pareva essere quella giusta, la temperatura infatti era andata calando sempre più. Stavano ormai correndo da dieci minuti quando un enorme boato giunse dalle profondità del terreno e l'onda d'urto sbalzo tutti quanti facendoli rovinare al suolo.

Meushi e Jendevis ce l'avevano fatta.

- Tutti bene? - chiese Kiriany
- Si - disse Wolborg
- Si...più o meno - rispose Shieed sollevando Deathspike e rimettendolo in spalla
- Presto - disse Momor - riprendiamo la corsa...se il mio udito non mi tradisce non siamo più soli. -

Così ripresero a correre ma il gruppo di inseguitori pareva guadagnare terreno su di loro dato che i rumori della loro corsa diventavano sempre più evidenti anche ad orecchie non elfiche.
- Non voltatevi - incitò Momor - non rallentate. guardate là!! L'ingresso è visibile ormai! -
La luce dall'esterno era chiaramente visibile alla fine del tunnel. Momor aveva tenuto fede alla propria parola, li aveva riportati in superficie ed in fretta.
- Non appena usciamo state pronti, mano alle armi! - disse Wolborg.
Momor fu il primo a raggiungere l'uscita riemergere nel vitreo e spoglio panorama. Lo seguirono Wolborg con Banedon, Shieed con Deathspike ed Elenid. Kiriany chiudeva le fila e la stanchezza per un attimo la colse. Inciampò e cadde a pochi metri dall'esterno. Nel rialzarsi, poggiandosi ad una parete sentiva sempre più vicine le creature in corsa.

Alzando lo sguardo sulla parete vide qualcosa di luccicante incastrato nella roccia ed un filo quasi trasparente che percorreva la parete scendendo nelle profondità. Ad un tratto ricordò: era il piano "B" di Deatharrow. L'elfo si era fermato ad intervalli regolari piazzando questi dispositivi e collegandoli tra loro mentre scendevano. Avendo un pò imparato a conoscere le manie dell'elfo, la paladina pensava di sapere cos'erano quelle cose. Con l'elsa del martello sacro, scrostò parte del gesso misto a terriccio che l'elfo aveva usato per mascherare il dispositivo fino a rendere accessibile un piccolo interruttore. Kiriany lo premette. Il piccolo dispositivo iniziò a ticchettare ed emettere fumo. La paladina riprese allora a correre verso l'uscita avvertendo gli altri - Allontanatevi, presto! Via, via!!! -

Una sequenza di esplosioni a brevi intervalli l'una dall'altra iniziarono dal fondo della caverna avvicinandosi sempre più all'ingresso facendo collassare il tunnel. L'ultima esplosione fece crollare anche le rocce antistanti l'ingresso chiudendo la via una volta per tutte.

Tutti stavano riprendendo respiro dopo la corsa.
- Ce l'abbiamo fatta - disse Elenid
- Si - rispose la paladina reggendo in grembo la testa di Banedon che si era sdraiato al suolo.
- Temo che dobbiamo aspettare ancora per festeggiare - disse Wolborg - guardate! - ed indicò un gruppo di draconici, una dozzina circa, che costeggiava la parete di roccia da Nord e correva verso di loro.
- Ma non finiscono mai!?! - chiese Momor - Resta qui e proteggili - disse ad Arcas riferendosi a Kiriany e Banedon, dopodichè incoccò una freccia e corse verso i nemici.
Wolborg ed Elenid fecero lo stesso.
Shieed adagiò il mago privo di sensi a terra poi si girò verso i nemici - Troppi amici sono caduti oggi...ora basta! - disse alzandosi in piedi e reclinando la testa all'indietro - ADESSO BASTAAAA!!!! - in un lampo di luce due ali comparvero sulla sua schiena come a Kiriany poco prima. Brandì quello che restava della sua arma e caricò la prole di Onyxia.

La paladina, il guerriero ed il lupo si trovavano ora ad una cinquantina di metri dallo scontro. Kiriany era troppo debole per pensare di alzarsi ed andare ad aiutarli, anche se non avrebbe potuto fare molto: aveva del tutto finito le energie.
Arcas inizò a ringhiare e si girò di scatto, altre cinque creature si avvicinavano da Sud ed erano riuscite ad avvicinarsi molto a loro. Il lupò balzo al collo di uno di loro tenendolo impegnato. Le altre quattro creature però furono in un lampo addosso alla paladina. Quello più vicino alzò la sua spada sopra la testa e con un ghigno si preparò a calare un violento colpo. Kiriany non poteva fare nulla, non aveva la forza per farlo. L'unica cosa che fece fu fare scudo con il proprio corpo a Banedon, stringergli la testa e, con gli occhi chiusi, attendere il colpo.

Il colpo però tardò ad arrivare. Ad un tratto i suoni attorno a lei erano diventati ovattati, come se avesse avuto un grande cuscino a coprirle testa. Kiriany riaprì gli occhi ed alzando la testa guardò verso l'alto. La spada del draconico, con sorpresa di entrambi, era ferma contro uno scudo di energia che proteggeva la paladina. Solo che lei non aveva lanciato nessun incantesimo.
Una voce femminile dall'esterno gridò - Per i Naruu!! - ed in un lampo una guerriera Draenei caricò con una spallata il draconico di fronte a lei impegnandolo in combattimento.
Kiriany si guardò attorno per capire cosa stesse succedendo: poco distante un paladino umano stava lanciando incantesimi di cura sulla guerriera ed anche su di lei. Uno scudo volò in direzione di altri due draconici colpendoli e rimbalzando indietro dal propietario, un altro paladino umano stava ingaggiando combattimento. Al suo fianco una creatura simile ad un albero lanciava incantesimi di cura assicurandogli una facile vittoria sugli aggressori.

In poco tempo i draconici furono abbattuti. Il paladino che stava curando la guerriera si avvicinò a Kiriany e, togliendosi l'elmo le chiese - Tutto a posto? Stai bene? -
- Si - rispose lei - i miei amici, aiutate loro per favore! -
- Andiamo - disse la guerriera caricando. Il paladino dallo scudo lucente scattò a sua volta mentre la creatura albero, in uno sbuffo si trasformò in un giaguaro e corse verso l'altro gruppo di combattenti. Era un druido, non l'aveva riconosciuto fino a quel momento.

- Chi sei tu? - chiese Kiriany guardando l'umano.
- Mi chiamo Shockwave - disse facendo un piccolo inchino - al tuo servizio. Io ed i miei compagni di avventura stiamo tornando da una missione in territorio Orda ad Ovest di qui e stiamo andando verso Theramore. Cos'è successo a voi? Sembrate malmessi...anzi fammi controllare il tuo amico, se posso... -
- Certo - disse lei - fai pure. -
Shockwave iniziò a curare le ferite di Banedon e Deathspike...senza evidenti problemi come successo a lei o gli altri curatori.
- Allora - continuò lui - cosa vi è successo? -
- La nostra è una storia lunga ed ho bisogno di riposo prima di poterla affrontare. Tra l'altro Theramore è anche la nostra destinazione, quindi credo faremo parte del tragitto assieme. -
- Bene - disse sorridendo.

Nel frattempo il gruppo distante dei draconici era stato sconfitto ed i combattenti tornavano verso di loro. Shieed esordì - State bene? Tutto a posto? -
- Si Shieed grazie, se non fosse stato per loro non saprei come sarebbe andata a finire. -
- Già - prosegui Wolborg - anche a noi è arrivato un gradito aiuto. -
- A questo punto - disse Shockwave - sono obbligatorie le presentazioni. La guerriera accanto a me è Pestarella, Allanem è il nostro curatore druido ed infine ci siamo noi due paladini, Mythas ed il sottoscritto Shockwave.

Dopo aver presentato i superstiti del gruppo dei FENICE Kiriany disse in tono mesto - Conviene muoverci in fretta verso Est ed arrivare a Theramore il prima possibile, abbiamo gravi notizie da riportare. -

- In marcia allora, così potrete raccontarci cosa vi è successo - disse Shockwave.

*****

Tre mesi più tardi Wolborg varcava la soglia del tempio della Luna a Darnassus. Era passato parecchio tempo dall'utlima volta che si era trovato nella capitale Elfica nel regno di Kalimdor ma ogni volta era come la prima. Era pervaso di un senso di pace ed armoia.

Nel tempio una fontana era posta ai piedi di una grande statua di Elune. Arrivò di fronte ad essa e si inginocchiò in preghiera.
- Elune - disse a bassa voce - sono qui per portare a termine un favore chiesto da un'amica. Ti prego di concedermi tua grazia.
Restò in ginocchio ancora qualche istante fino a sentire un calore che lo irradiava dall'interno. Interpretò quel segno come buon auspicio a procedere, quindi si alzò ed iniziò a camminare per i giardini del tempio cercando il posto adatto per procedere.

In un angolo del tempio una zolla di terra era irradiata dalla calda luce del sole. I raggi filtravano da una delle grandi finestre; si accovacciò e scavò con le mani un piccolo buco. Dopodichè sfilò dal collo il piccolo sacchetto di cuoio che Meushi gli aveva dato tempo prima, lo aprì e riversò i semi in esso contenuto nel terreno. Dopo aver ricoperto il buco fatto si recò alla fontana e riempì le mani a coppa con l'acqua portandola ai semi appena interrati.
- Come volevi tu Meushi. Ti prometto che fin quando potrò mi recherò qui appena possibile per vedere questa piccola meraviglia. -
Le lacrime del guerriero scorsero sul suo viso e caddero sul terriccio.

Wolborg quindi si alzò e si allontanò dal tempio, si sarebbe dovuto rimettere in viaggio per Stormwind molto presto.

*****