Autore Topic: Figli dell'Ultima Alba XIV - Cap. 10: Arrivederci  (Letto 1019 volte)

Sceiren

  • GM Rising Dradis Echoes
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  • Chi sono dei due? :D
    • Mai dire di no al panda!
Figli dell'Ultima Alba XIV - Cap. 10: Arrivederci
« il: Febbraio 23, 2012, 05:00:00 pm »
Nuovi personaggi nell'ultimo capitolo al caldo!  Arrivederci Regni dell'Est!

10
Arrivederci


- Comandante Erebus, Comandante Erebus! -
Batteva contro la porta della sua stanza come se la volesse abbattere.  Erebus saltò giù dal letto come se raggiunto dal morso improvviso di una vipera.  Tillisha, dal canto suo aveva già afferrato un pugnale che teneva sotto il cuscino e anche se con una leggera sottoveste semitrasparente, appariva minacciosa almeno quanto un guerriero in armatura completa.  I numerosi tentacoli dalle gote e da sotto il mento ondeggiavano rapidi saettando da destra e sinistra, come code di felini attenti e pronti ad avventarsi sulle rispettive prede.  Erebus fece cenno con la mano alla compagna di disporsi di lato alla porta, quindi afferrò la bacchetta magica da una tasca nascosta del suo abito accuratamente ripiegato su una sedia accanto al letto e si avvicinò alla porta di legno, percossa senza sosta dal visitatore.
- Comandante apra questa porta! -
Erebus prese il tempo dei colpi, quindi attese un attimo di pausa e spalancò di scatto la porta della sua stanza e si preparò a lanciare le sue maledizioni… così con la bacchetta stretta in mano si piazzò di fronte al soldato di Stormwind che continuava senza riguardo la sua opera.
- Comandante! – disse vedendo Erebus pararsi di fronte a sé, ma senza tradire alcuna sorpresa o timore nel trovarselo di fronte armato.  Il soldato si mise sull’attenti e irrigidì la mascella restando in silenzio.
Erebus controllò i gradi. Erano della guarnigione della capitale, senza dubbio. Un caporale.
- Caporale, ma cosa diavolo aveva intenzione di fare: buttare giù la porta? Si può sapere di che si tratta? –
- Ordini, comandante: ho avuto disposizioni di venirla a tirare giù dal letto per un grave accadimento verificatosi al porto.  E’ richiesta la sua presenza immediatamente. –
- Di che si tratta? –
- Abbiamo arrestato un infiltrato nel nemico e quell’infiltrato dice di conoscerla.  Deve seguirmi, adesso. –
Tillisha abbassò il pugnale quindi si avvicinò al compagno:
- Vuoi che venga con te? –
- No, non è necessario.  Prova a riposare.  Chissà quando potremo dormire in un letto vero… Mi dia un minuto, mi metto qualcosa addosso e sono pronto a seguirla, caporale. –
- Agli ordini! – rispose tornando sull’attenti il soldato arrossito alla vista della bella draenea seminuda.

* * *

Erebus seguiva il soldato in un vortice di domande: un traditore, persino prima di partire? Come poteva essere!  E poi come mai chiedeva proprio di lui?  L’evocatore non riusciva a trovare un collegamento con la sua persona, così cominciò a ragionare sui Templari Neri, su quelli di cui sapeva di meno, ma senza Whitescar o Selune indagare su novizi e promossi da poco era complicato.   
Preso dal suo elucubrare, Erebus seguiva meccanicamente il soldato per le vie della cittadina, fino al porto dove il via vai di soldati non si era mai fermato, neppure nella notte.  L’evocatore alzò gli occhi al mare e realizzò che preso sarebbe stata l’alba: una luce diffusa tingeva di turchino il cielo non più scuro della notte, ma ancora punteggiato di stelle.  La luna era coperta da una solitaria nube violacea che pigramente scivolava lontano spinta da una flebile brezza salmastra.
- Signore, il comandante Erebus, come richiesto! – disse il caporale mettendosi sull’attenti ancora una volta e salutando l’ufficiale che gli dava le spalle.
- Molto bene… magari risolveremo rapidamente questa seccatura e potrò tornare a dormire. – l’ufficiale si voltò lentamente, poi si grattò la barba del giorno prima e sbadigliando annuì a Erebus.
- Mi scuso per l’alzataccia, ma come vede siamo in due. –
- Di che si tratta, tenente? –
- Circa due ore fa sono attraccati gli ultimi mercantili.  I vascelli avrebbero dovuto trasportare esclusivamente parti meccaniche per mezzi d’assedio e viveri, ma con estrema sorpresa, invece che bulloni e assi, su una di queste abbiamo trovato tre clandestini, armati di tutto punto per inciso ed uno di questi ha fatto il suo nome. –
Erebus fissò il tenente preoccupato: - Il caporale ha parlato di infiltrati, non di clandestini. –
Il tenente spostò il peso del corpo da un piede all’altro e si afferrò la destra con al sinistra, dietro la schiena, quindi fissando duramente il subalterno riprese:
- Ci stavo… giusto per arrivare.  Uno dei tre clandestini, aveva questa con sè. – e passò gli passò una stropicciata pergamena che Erebus riconobbe immediatamente, la pergamena dove aveva indicato le coordinate e i tempi per l’incontro.
- Comandante Erebus: si tratta evidentemente di un falso. –
- Tenente, vorrei vedere il prigioniero adesso, se non le dispiace.  Sono certo che potrò far luce sull’accaduto. –
Il tenete si umettò le labbra secche, quindi se le asciugò con fastidio col dorso del palmo avvolto in un guanto di pelle scura. – Portateli qui! – ordinò.
Un attimo dopo Erebus si trovò di fronte ad un inusuale quadretto e non riuscendo a trattenersi, scoppiò in una fragorosa risata:
- Hytu!, ma che diavolo hai combinato? -
- Comandante, è anche per me un piacere rivederti… -

* * *

Un rampicante cominciò a crescere lungo gli esuli arbusti di ginestre avvolgendosi su se stessi e circondando al loro interno decine di lucciole.  Cassiopea sorrideva e i suoi occhi brillanti come la luce stessa della luna erano dischiusi in specchi cristallini.  Nel giro di pochi minuti decine di ginestre culminavano con sfere bucherellate di viticci ed esili rampicanti che da ogni fessura irradiavano la mobile luce delle lucciole custodite, per il momento, al loro interno.
Come Cassiopea, anche decine di altri druidi chiedevano il favore alla natura con quel rituale e la radura che spiccava dal boschetto di betulle fuori Menethil era punteggiata di pulsanti cuori lucenti.
- E’ bellissimo.  Non potrebbe esserlo di più. – Uranias sorrise alle stelle che punteggiavano il suolo, quasi avessero scelto di lasciare i cieli per salutare i figli di Natura che si stavano per mettere in viaggio.  I suoi capelli smeraldo vennero agitati da una leggera brezza liberando le lunghe orecchie tipiche della sua specie.
- Chissà se avremo modo di rivedere uno spettacolo come questo al Nord? – sussurrò la druida contemplando con sempre maggiore trasporto lo spettacolo.
- Non penso; non vi saranno spettacoli altrettanto affascinanti, oltre il mare, tra i ghiacci. –
Il draeneo si avvicinò all’elfa sognante e le passò un braccio sulle spalle stringendola a sé.
- Chiaramente, continuò lui, se escludo la bellezza delle stelle e la bellezza dell’unica stella che mi abbia seguito sulla terra, dal mio arrivo qui… -
Uranias sorrise e la luce degli orbi illuminati dalle lucciole al loro interno descrisse decine di disegni argentati sulla sua pelle, dando un nuovo significato al nome che identificava la sua specie. 
- Mi mancheranno questi boschi, sai? -
Rexyna annuì fissando la distesa punteggiata del brillio delle lucciole, quindi serio rispose:
- Ti capisco e tu, una volta salpati, mi capirai perché, come scoprirai purtroppo, nulla è più triste del ricordo di casa… soprattutto quando la tua casa non la potrai rivedere mai più. -
- La tua casa è qui, con me. – aggiunse l’elfa cingendo la vita del compagno che, pur sorridendo, non aggiunse altro.

* * *

La musica era una delle invenzioni più affascinanti degli uomini e condividere parte dello spirito di un essere umano le dava modo di apprezzarla in modi che nessuno del suo popolo avrebbe mai potuto comprendere, nessuno eccezion fatta per quell’elfo che giorno dopo giorno imparava a conoscere e ad apprezzare, quell’elfo che a dispetto dei suoi natali, in occasioni rare quanto inusuali, pareva essere più umano dell’umano suo compagno di viaggio, lo stesso umano che lo sfidava ancora e ancora a trangugiare bevande che le davano il voltastomaco solo dall’aroma.
- Coraggio Sceiren!: non mi dirai che ti fai battere da un povero vecchio? Non mi verrai a dire che non hai le palle per competere con questo povero vecchio mago! Ancora uno! -
- Su una cosa hai ragione, Zaltar: sul fatto che sei vecchio, mago poi… non esagerare! –
- Come osi! Potrei vincerti ad un duello di magia quando voglio! – e si scostò con il calice pieno di birra il ciuffo bianco che gli pendeva ribelle dalla sua chioma incolta.
- Ubriaco come sei adesso scommetto che non saresti capace neppure di ricordarti il tuo incantesimo più semplice! – ribadì l’elfo ridendo di gusto.
- Sciocchezze! Se non fossimo al chiuso… -
- … sì, certo, lo so…ma intanto mandate giù! – si intromise Lòre quasi cadendo sul tavolo e stringendo saldamente il suo calice di birra.
- A noi! Ai Templari Neri! Ed ai caminetti accesi, alle estati assolate, alle spiagge bollenti, all’afa ed al sudore! Tutte cose che stiamo per lasciarci alle spalle! –
- A noi! – risposero all’unisono Sceiren e Zaltar battendo sonoramente i calici contro quello di Lòre.
- Andiamo, Silvèr! Vieni anche tu a brindare con noi! –
L’elfa della luna sorrise a Sceiren, quindi scosse lentamente il capo. - Com’è che dite quando vi fa comodo: “sono cose da uomini” ed io, in questo caso, concordo. -
- Allora io brindo a te, elfa dalla pelle di luna! – disse Lòre prima di dare un ultimo sorso al suo calice.
- Anche io brindo a te. – disse Sceiren fissando l’elfa intensamente.  Silvèr per un attimo rimase interdetta, come le capitava sempre più spesso, percependo qualcosa di celato, come riscoprendo ricordi e sentimenti assopiti, ancora in gran parte sepolti nel suo io precedente, e giorno dopo giorno si ritrovava ad assimilarli, soprattutto quando era vicino a Illentar.
L’elfa della luna sorrise ancora quindi si versò dell’acqua cristallina nel bicchiere e si avvicinò ai suoi compagni.
- A quello che siamo, qualunque cosa sia. – 
- E soprattutto, aggiunse Zaltar, a quello che saremo. – e tutti e quattro svuotarono i propri calici.

* * *

Erano stati disposti tre banchi al centro della piazza di Menethil Harbor, ciascuno di fronte ad una delle altrettante file che si allungavano ben oltre le porte della città, perdendosi nel sentiero che attraversava la palude ad Est dell’insediamento.  I soldati, gli artigiani, i cuochi, carpentieri, specialisti, guaritori e tutte le gilde che avevano raggiunto nei giorni precedenti il porto venivano nuovamente divisi e destinati alle decine di navi mercantili, requisite dalle forze militari alleate per trasportare, oltre che ai viveri, armi e macchine da guerra, anche e soprattutto le braccia che avrebbero imbracciato quelle armi e montato quelle macchine. 
Erebus, seguito da Ilaria, Selune e poi, via via, tutti gli altri Templari Neri, raggiunse lo gnomo incaricato di gestire la scrivania di sinistra dopo oltre tre ore di attesa e, visibilmente alterato per aver dovuto aspettare il suo turno attaccato da nuvoli di zanzare, prese la lettera di imbarco per sé e i suoi uomini senza troppi complimenti.
- Partiremo con la nave mercantile “Ferrefuoco”, una nave umana, grazie al Creatore. Almeno questo”.
- Ferroefuoco, conosco quel vascello. – la voce del guerriero, flessa in un dialetto poco comune e tipico delle Hinterlands, irruppe senza troppi complimenti nella discussione degli ufficiali.  Selune si voltò contrariato e stava per dire qualcosa quando Nadìr, sorridendo ad Ilaria, lo precedette:
- Hai già visto quella nave? –
- Naturale che la conosco, era mia! L’avevo comprata all’asta di Sottospiaggia, oh, certo, Southshore, in comune, alla modica cifra di centocinquanta mila monete d’oro.  Un vero affare.  Vascello maneggevole, scafo rinforzato per resistere anche a urti di media entità siano scogli o abbordaggi, potenziato con motore Vel’O Matik G5500, gnomico naturalmente.  Va a carbone, però, quindi puzzeremo al nostro arrivo nelle Northerend, questo ve l’assicuro, ma almeno ci arriveremo incolumi, credete a me. –
- Sì, sì, ma le cabine? – tagliò corto Bryger che saltellava sul posto come fosse sui carboni ardenti, evidentemente poco ispirato all’idea dell’imminente lungo viaggio per mare.
- Le Cabine? Sono salotti, nano, salotti! Vedrai se non ho ragione! –
- No, uomo, sarai tu a vedere me, se non sarà come dici! – e tra gli sguardi truci di Bryger al gigantesco guerriero e le risate del resto della compagnia, i Templari Neri, raggiunta la banchina, salirono sul vascello.

* * *

22 gennaio

Due giorni di ritardo, ma era prevedibile vista la mastodontica macchina organizzativa da mettere in moto. Siamo partiti da poco più di mezz’ora.  Le vele del nostro mercantile si sono gonfiate proprio pochi minuti prima dell’ora prestabilita.  Un vento freddo, come non se ne era ancora sentito, da quando avevamo lasciato Stormwind.  Un segno, forse. 
Ho lasciato gran parte dei miei amici sul ponte:  il porto sempre più lontano aveva un qualcosa di magnetico e salvo me, sono stati davvero pochi a abbandonare il ponte per scendere sotto coperta.  E’ dura, lo è per tutti noi, dura per coloro che hanno lasciato tutto alle spalle, per coloro che hanno già perso ogni cosa con l’attacco di Arthas alle Capitali, dura per coloro che non hanno mai avuto nulla da perdere, credo che non ci sia uomo o donna, sia questo elfo, umano, gnomo o nano che non stia soffrendo per questa separazione imposta dagli eventi… ed è dura anche per me.  Sono sceso senza dire una parola e come me, quasi nessuno fiatava: solo lo scricchiolare del legno, gli schiaffi del vento alle vele ed il crepitio delle cime che si tendevano. Non vi era altro suono sul ponte, nulla. 
Scendendo, ho incrociato per un attimo lo sguardo di Zigho: perso nel vuoto, triste, rassegnato, lo stesso sguardo che ho visto sul volto di Kimmolauz e di Yukina, da sempre grintosi e pronti a tutto, come la sera prima del resto, fino a pochi attimi prima della partenza.  E così anche per Frya, Cassiopea, Anubis, Aqualung... salutare la propria casa è difficile per chiunque, ma ancor di più per un elfo, legato ad essa da un legame profondo.  Per noi è come separarsi dalla
Madre, da Natura, oltre che dal nostro mondo.  Le uniche eccezioni, paradossalmente, sono rappresentate da tre casi a me direttamente connessi, diversi per molti aspetti e identici sotto molti altri: Silvèr, Lòre e il sottoscritto, appunto.  La prima mezz’elfa per magia, il secondo per nascita e il terzo, ormai, per scelta.  Una delle cose per le quali ringrazierò sempre Antera è proprio il fatto che innamorandomi di lei ho dovuto necessariamente scoprire profondamente il mondo degli uomini e, giorno dopo giorno, entrare in contatto con esso, assorbendolo e facendolo mio.  Così, anche se elfo, parte di me ha scelto di essere più umano e se di solito questo aspetto di me è stato fonte di “problemi” con i mie fratelli elfi perché, a loro dire, avevo “contaminato” la mia essenza immortale con elementi poco consoni, in situazioni come questa ero davvero fortunato perché avevo uno scudo dalla mia, uno scudo capace di schermarmi dal vuoto che avevo visto negli occhi di tutti gli altri, ma non nei mezz’elfi a bordo.  Uno scudo di pragmatica risolutezza, tipica degli uomini, capace di alleviare il dolore che sentivo, comunque, radicato nel cuore.
Chi invece trasudava esaltazione da tutti i porti era uno dei nuovi arrivati assieme ad Hytu, Voa, naturalmente, un guerriero dall’aspetto solido, anche se un po’ avanti con gli anni. Appunto un dettaglio che mi ha colpito appena l’ho conosciuto:  quei capelli a spazzola bianchi gli danno un aspetto, se possibile, ancora più marziale.  Sono certo che andrà d’accordo con quell’altro esaltato di Utet!  Se quest’ultimo si professa l’”elite” dei Templari Neri, sono confido che Voa non sarà da meno.  Sarà divertente vederli insieme.   Anche l’altro soldato al seguito di Hytujaram sono convito sarà un ottimo elemento.  Quel ritardatario di Hytu ha saputo individuare elementi degni di nota e, ne sono certo, che si sapranno distinguere.  Vista la destinazione, spero proprio che il suo fiuto ancora una volta non abbia fallito: ora più che mai servono muri dietro ai quali ripararsi, prima di scagliare il colpo letale.
E a proposito di muri, una nota che non posso omettere: Roredrix e Lùce, appoggiati al parapetto, uno accanto all’altra.  Uno spettacolo che non vedevo da quasi un decennio.  E’ stato come tornare indietro nel tempo, a prima della nostra sfortunata e disastrosa discesa a Blackwing Lair, prima della morte di Lùce per mano di Razergore…chissà che questa campagna militare non sortisca effetti “collaterali” di natura opposta alla guerra stessa. 

22 gennaio – supplemento

Era Araton, uno degli Evocatori di Stormwind.  Mi ha riferito che esattamente come nel viaggio precedente, Albina era scomparsa di nuovo.  Sono preoccupato almeno quanto lui: Albina, non è un mistero, non è mai stata particolarmente equilibrata.  Spiritata, dissennata, ingestibile, sono solo alcuni degli aggettivi che Selune ed Erebus sono soliti attribuirle senza avere premura che sia o non sia presente; a questo tutti gli altri aggiungono letale e pericolosa.  Avevo la sensazione che dopo essere entrata nei Templari Neri e stando a contatto con persone e non solo con creature dell’Abisso, avesse trovato stabilità e controllo, ma è evidente che sta architettando qualcosa.  Araton si è congedato dicendomi riservatamente che stava riflettendo su come tenerla d’occhio visto che in nave, se chiusa nel sua piccola, angusta, ma comunque esclusiva cabina, era impossibile seguire i suoi movimenti.  Anche se riluttante, ho dovuto constatare che le sue preoccupazioni non erano prive di fondamento e che avrei discusso con gli altri ufficiali della cosa. Penso che proporrò per questa sorta di missione Dyanor, qualora anche gli altri lo dovessero ritenere necessario.  Ha dimostrato capacità e spirito di iniziativa, ma soprattutto riservatezza e attenzione ai dettagli nelle sue missioni precedenti. Odio soltanto pensare di dover tenere sotto controllo un membro della nostra stessa gilda, ma come dice sempre Zaltar: “più passa il tempo e più le cose restano le stesse”. 
Ora chiudo questo diario, sistemo alla meno peggio le mie cose e vado a fare quattro chiacchiere con July e Bryger. Sono certo che in questo momento staranno ricominciando a prendersela con Blackill a causa del suo mal di mare andante.  Sono convinto che non sia un caso che la sua branda sia proprio tra le due dei due nani. Erebus e Selune vanno pazzi per questi scherzi.

"Spesso gli incantesimi più semplici nascondono le sorprese più grandi" - Sceiren

Shockwave

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Re: Figli dell'Ultima Alba XIV - Cap. 10: Arrivederci
« Risposta #1 il: Febbraio 23, 2012, 05:40:00 pm »
Bellissimo  :D