Autore Topic: Figli dell'Ultima Alba XXII - Capitolo 15: In Marcia (seconda parte)  (Letto 923 volte)

Sceiren

  • GM Rising Dradis Echoes
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  • Chi sono dei due? :D
    • Mai dire di no al panda!
Due spade in campo rosso fuoco.  Mazza chiodata in campo verde.   Croce bianca in campo nero. Fiamma gialla in campo rosso. Scudo nero in campo bianco.   Nessuno di quei vessilli sventolava scosso dai gelidi venti del Nord né tantomeno avevano sostituito le effige del Consiglio durante la traversata.  L’ammiraglio McRonin non aveva dubbi e neppure lei.   Ottenute le informazioni, aveva risposto al quesito in modo secco e preciso, ma se il suo messaggio era chiaro e senza ombra di dubbio alcuno per chi lo avrebbe ricevuto, mille domande e interrogativi privi di riscontro le volteggiavano in mente, impedendole di pensare al altro.  Si avvicinò alla finestra che dalla sua camera si affacciava sul lago e contemplò l’agglomerato di navi che i militari chiamavano Fortezza Terramare e storse il naso: amava il lago, quell’acqua cristallina e adorava passare il tempo libero contemplando i boschi di conifere riflessi su quello specchio di acqua blu… ora invece sembrava che la frenesia dei regni del Sud fosse arrivata anche lì, tuttavia era una fedele servitrice della Corona e da tempo, referente dei servizi segreti e anche se non gradiva, di fatto, tutta quell’accozzaglia di legno e ferro, avrebbe messo da parte quanto provava per servire al meglio coloro a cui da sempre doveva obbedienza.   
Elisabeth Jackson sospirò, quindi si passò una mano sul collo e fissò il soffitto.   No, non poteva tacere, nonostante gli fosse stata intimata riservatezza sulla questione, così afferrò una pergamena e un pennino, quindi un calamaio colmo quasi fino all’orlo di una polvere azzurra rilucente.   Intinse il pennino e formulato un incantesimo cominciò a scrivere.  Non appena il testo prese corpo, le parole in esso contenuto sfumarono fino a scomparire. 

* * *

Alexis Marlowe era consapevole che il tempismo era tutto, ma sapeva anche che per poter parlare aveva bisogno di tempo ed il tempo era legato alle circostanze e da sempre, da quando si confrontava con i suoi colleghi maschi all’accademia di Stormwind a fino a quando era stata nominata a sua volta Magistra di Incantamento, Alexis sapeva modellare le circostanze a proprio piacimento in base al suo interlocutore… e quando questi era un uomo irruento, potente e poco avvezzo alle cattive notizie, l’apparire superava l’essere.  Poco etico, forse, per la professione, ma molto, molto efficace.  Così aveva raggiunto quasi correndo la sua stanza, si era spogliata degli austeri abiti da insegnante ed aveva indossato la sua lunga veste cerimoniale: una abito lungo di seta fucsia e viola, percorso dal petto fino alla gonna da striature blu cobalto che le scolpiva il corpo ancora formoso e ben modellato.  Afferrò poi la cintura magica che aveva strappato ad uno dei suoi molteplici avversari del suo passato da avventuriera e la indossò… tra l’altro si intonava perfettamente al suo abito!   Si guardò allo specchio e si sistemò i capelli, poi sorrise.   Sembrava una damigella più che una maga… meglio così: quanto meno incuteva timore, quanto più tempo avrebbe avuto col suo re. 
Afferrò il messaggio e se lo mise in tasca, quindi non perse ulteriore tempo e impettita lasciò i suoi alloggi diretta alla sala di comando.

* * *

Bolvar era seduto accanto a Saurfang il giovane che riceveva i rapporti, li leggeva per poi passarlo al collega della fazione opposta.   
- I passi sono sgombri nonostante le bufere.  Dicono tutti la stessa cosa, non è onorevole passare il tempo qui a leggere invece che a prepararsi alla battaglia. – sbottò l’orco gettando l’ennesimo rapporto al centro del tavolo.  Bolvar si alzò dalla sedia e lo prese, quindi tornato seduto ne lesse il contenuto, confermando quanto detto dall’alleato.
- Conoscere il campo da battaglia è importante almeno quanto le armi che ti porti, Saurfang. –
Poi entrambi alzarono gli occhi quando le guardie annunciarono l’arrivo della responsabile degli incantamenti della cittadella.
- Magistra, sarei molto occupato, come vede. Cosa posso fare per lei? – chiese Bolvar sorridendo ed indicando la pila di rapporti ancora da spulciare.
La donna si guardò intorno: la sala era praticamente vuota.
- Nulla, temo, mio signore, devo parlare col Re, ma vedo che lui non è qui. -
- Puoi riferire a me… a noi, abbiamo piena autonomia qui. –
La donna sorrise raggiante.
- Sono mortificata, ma devo parlare con Re Varian. -
- Donna! Osi forse mettere in discussione la mia autorità… nostra! – disse correggendosi.  I due si erano subito trovati.
Alexis conosceva Bolvar Fordragon, ma non si fidava di certo di Saurfang, il giovane, tuttavia non aveva tempo da perdere così annuì mestamente.
- Molto bene.  Lord Fordragon, ho ricevuto un dispaccio da Terramare in merito ad una flotta fantasma partita dalla Città Morta. -
Bolvar si accigliò mentre Saurfang rimase in silenzio.
- Come può una maga ricevere dispacci? – chiese con cautela il guerriero.
- Può, se questa maga appartiene alla SI:7, mio signore.   Il dispaccio parla di almeno diciannove vascelli partiti dal porto non-morto e diretti in mare aperto, ma qui non sono mai arrivate.  Signore, si tratta di navi da guerra con supporto tattico e non si tratta di alcuna esercitazione presso la capitale perché a distanza di settimane nessuna è tornata.  E’ un evento che non può essere ignorato tanto più che allo stato le nostre capitali sono indifese da attacchi in forze.  Mio signore, il re deve sapere. –
- La non-morta non tradirebbe, non è conveniente, inoltre conduce personalmente le sue truppe nei Fiordi centrali annientando le minacce prima della partenza delle nostre forze terrestri. Non ha senso. – ruggì Saurfang voltandosi verso Bolvar.
- Tuttavia, amico mio, fino a quando non ne sapremo di più non possiamo tralasciare nessun possibile scenario., poi rivolta alla donna, Magistra Marlowe, informami immediatamente qualora avessi altre notizie.  Parlerò col re della questione e vedremo cosa deciderà. –
- Sì, anche Thrall deve sapere, riferirò anche io. –

* * *

I gabbiani si guardarono l’un altro, poi spiccarono il volo all’unisono dirigendosi verso sud, verso il mare aperto.  La terra e il mare avevano iniziato a tremare.   Migliaia di soldati appartenenti a razze ed etnie differenti avevano preso a marciare quella mattina.   Una miscela di voci e lingue differenti intonava canti di incitamento allo scontro sempre più vicino, lo scontro che avrebbe vendicato le vittime del re traditore, da un lato, e liberato i mondi liberi del Sud come del Nord dalla sua presa, dall’altro.   
Una lunga fila di uomini, come un lento ma inesorabile serpente, aveva scorreva dalla fortezza Terramare verso Nord-Ovest, attraverso i sentieri resi sicuri da settimane di violente e spietate incursioni di Lady Sylvanas e dei suoi non-morti assetati di prede.  Destinazione una soltanto: Forte di Guadiainverno, nella fredda regione di Dracombra.
Il Generale Masters e l’Ammiraglio MacRonin aprivano la fila, il primo su un possente cavallo da guerra bianco dalla criniera nera, il secondo su un pezzato meno muscoloso e senza le pesanti bardature del primo, evidentemente non destinato ai cambi da battaglia.  Dietro di loro elfi, uomini, nani, gnomi, assieme ad orchi, tauren, elfi del sangue e troll, ciascuno in groppa alle cavalcature tipiche della loro specie, per un miscuglio eterogeneo di forme e colori, unite solo dall’intento e da quella casacca scura, recante il simbolo del consiglio: Un sole abbracciato da uno spicchio di luna.
I plotoni arrivati dal vecchio mondo, seppur inseriti nelle forze alleate, avevano mantenuto quasi sempre una propria individualità, anche durante la marcia e così, per i Templari Neri, il comandante Erebus apriva le fila, seguito da Selune e Ilaria, gli ufficiali, e poi via via tutti gli altri.   
- Spero che ti sia portata la roba pesante. – sbottò Bryger dall’altro del suo Ram da guerra alla sacerdotessa alla sua destra.
- Non temo il freddo,  rispose glaciale Lùce fissando il nano ben aggrappato alle redini della suo gigantesco montone da combattimento, tu piuttosto, non mi pare che a parte quell’arma ti sia premunito di portare molto altro! – ribattè sogghignando.
Bryger lanciò un’occhiata disinvolta allo zaino allacciato alla sella ed alla sua fedele “Mano di Ragnaros” che portava a tracolla, quindi lasciò la presa con la destra e si accarezzò la lunga barba ricciuta.
- Un nano ha una pelliccia naturale, bellezza, e se non dovesse bastare… me ne farò una con la mia fedele capretta! – e rise di gusto.
Poco dietro ai due vecchi amici, Ilaria procedeva affiancata dalla sacerdotessa che seppur arrivata da poco faceva già molto parlare di sé.  Clarisian, impettita e tranquilla, le si era affiancata non appena partiti.  Le due si erano scambiate un tiepido sorriso, ma nulla di più, non una parola. Nulla.  Procedevano affiancate seguendo il mare di uomini che le circondava.
- Ti starai chiedendo perché qui, immagino. – disse Clarisian rompendo il silenzio.
- Non particolarmente, sorella. – rispose Ilaria non distogliendo lo sguardo da Lùce.
- Se mi permetti, voglio condividere con te la mia decisione, anche se non me lo chiedi, sorella. –
Ilaria spostò la lunga treccia bionda dalla spalla dove era adagiata all’altra, quella più esterna in modo da poter vedere bene la sua interlocutrice.
- Dimmi quindi, perché noi? -
Clarisian alzò gli occhi al cielo terso e sorridendo riprese a parlare.
- Sono una serva del Creatore, sorella, proprio come lo sei tu, e seguo i suoi ordini alla lettera, i suoi e quelli della sua mano sulla terra.  Ma questo lo sai già, immagino., poi abbassando il capo e fissando Ilaria riprese, Vedi, sorella, sono stata mandata qui per assicurarmi che le tenebre non contamino la purezza di questo santo esercito che si muove nel nome del Creatore.   Ogni sorella e fratello che ho condotto fin qui ha questo compito e, come ho detto, ho assegnato ciascuno di loro ai corpi che ritengo più degli altri necessitino la nostra guida… e perdonami se te lo dico, ma i Templari Neri necessitano di una guida forte e decisa, ora più che mai.  Non guardarmi con quegli occhi interrogativi, infondo sai perfettamente di cosa sto parlando e… e soprattutto, sai benissimo a chi mi sto riferendo quando parlo di “contaminazioni”, sorella mia. -
Ilaria indurì la mascella e si avvicinò per quanto possibile a Clarisian.
- Io non so di cosa stai parlando: se parli di Albina, voglio assicurarti che quanto è accaduto è sotto controllo e che ha sempre combattuto per la squadra e nella squadra e poi gli evocatori toccano l’oscurità ogni giorno quindi lasciala in pace.  Ci penso io a lei. -
Clarisian annuì assecondando l’andamento del cavallo che la portava, quindi aggiunse sorridendo:
- Ma io non parlo di Albina… e a proposito, visto che mi hai sollevato la questione: chi è Albina e cosa avrebbe fatto che ora è sotto controllo? -

"Spesso gli incantesimi più semplici nascondono le sorprese più grandi" - Sceiren