Autore Topic: Figli dell'Ultima Alba IX - Cap. 6: il Consiglio dei dodici (prima parte)  (Letto 881 volte)

Sceiren

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6
Il Consiglio dei Dodici


Il Consiglio dei Dodici era stato istituito dalla Badessa dell’Ordine della Luce poco dopo il suo insediamento.  Il concetto che era stato alla base della sua costituzione era così semplice da essere disarmante tanto che nessuno dei Vescovi di Azeroth aveva trovato argomentazioni sufficienti per impedirne la realizzazione: “di fronte all’oscurità, dove non può una torcia, possono mille candele”. Con queste parole la neo-badessa al secolo Lidia Rainer, per tutti poi semplicemente la Badessa, aveva motivato la sua decisione.   Da allora solo altre due volte aveva convocato i Dodici: la prima volta quando Ragnaros, il signore del Piano Elementale del Fuoco, aveva lanciato il suo attacco dalle profondità di Molten Core; la seconda dopo il sodalizio Orda-Alleanza, per ringraziare il Creatore per la pace finalmente tornata sulla terra.
Quel giorno, l’ultimo di giorno di Novembre, sarebbe stata la terza.
Lùce si allontanò da Ilaria di qualche passo e portandosi una mano sotto al mento, assorta nella sua valutazione, squadrò la sacerdotessa con pignoleria tutta femminile.  Sistemò la fascia dorata che cingeva la vita di Ilaria, assestò meglio l’abito candito sulle spalle perché non trovava che le scendesse come avrebbe dovuto ed infine, passandole alle spalle, le sistemò un ciuffo di capelli che non voleva proprio restane intrecciato con gli altri.  Infine, tornando di fronte all’amica, annuì compiaciuta:
- Ora sei perfetta per l’incontro, mia signora. –
Ilaria sorrise di rimando ed abbracciò l’accolita cercando, in quell’abbraccio, più sicurezza e calore di quanto sapeva ne stesse dando all’amica; quindi, una volta separata, irrigidì i lineamenti e si fece improvvisamente seria.
- Lùce voglio che lasci la città.  Acquista un cavallo veloce e raggiungi Erebus e Nadìr alla Torre Bianca.  Fa attenzione: Passo Mortevento è particolarmente insidioso in questa stagione.  Va lì e aspettami. Niente domande!, si affrettò a precisare la sacerdotessa con un eloquente gesto della mano, Non voglio domande. Lùce, fidati, e fa come ti dico.  Che la luce del Creatore ti guidi, sorella. -
Lùce abbassò gli occhi al suolo e strinse i pugni.  Non voleva lasciare sola la sua mentore in un momento così delicato, ma obbediente, con un sospiro che non lasciava dubbi su cosa pensasse realmente a dispetto di quanto stava per dire, rispose rassegnata:
- Che la luce accompagni te, mia signora. – e senza aggiungere altro, uscì dalla camera della locanda.

* * *

Ilaria si avvicinò al nutrito gruppo di paladini che presidiava la piazza della Cattedrale: non vi erano passanti quella mattina, ma solo soldati della fede, del resto, l’incontro del Concilio sarebbe stato un evento eccezionale già in tempo di pace, ma in stato di allerta era ancora più sentito dalle forze di sicurezza della Cattedrale.  Alcuni dei membri erano già arrivati portando con sé la propria guardia personale: paladini di altri ordini, luoghi, costumi, tutti accumunati però dalla fede profonda e dal legame col proprio Consigliere.  Ilaria non aveva mai voluto una scorta armata e più volte, nonostante le insistenze dell’alta sacerdotessa Laurena, aveva declinato con garbo l’offerta con la motivazione, tutt’altro che infondata, che la sua scorta era la sua adepta… tuttavia, quella mattina, si stava presentando da sola, consapevole che questo suo comportamento non sarebbe passato inosservato a parte dei partecipanti.   La Chiesa, del resto, come ogni cosa, era il risultato di antiche alleanze e fusioni di altrettanto antichi modi di vedere il Creatore e la Fede estremamente differenti, seppur mossi dalle medesime intenzioni, dalla volontà di comprenderLo ed amarLo.
- Che la luce vi accompagni. – esordì Ilarìa al primo dei tre paladini che proteggevano l’ingresso.
Il militare squadrò la donna da dietro la visiera d’orata del suo ricco e decorato elmo, quindi riconoscendola, si inginocchiò liberando il capo e la sua folta capigliatura corvina dal copricapo.
- Consigliera Ilaria, sono lieto di constatare che è ancora in salute. -
- Quanto formalismo, Erl – rispose Ilaria posando una mano sul capo della sua vecchia conoscenza.
Rialzatosi in piedi, il paladino lanciò un’occhiata preoccupata alle sua spalle, e riprese a parlare in tono confidenziale:
- Le voci che giungono dalla Cattedrale non sono rassicuranti.  Siamo stati chiamati in forza, addirittura il Comandante Maximus Adams è qui per coordinare e presidiare la protezione della Cattedrale della Luce.  Ho un bruttissimo presentimento, Ilaria. –
- Ed un presagio di un paladino non va mai sottovalutato… grazie per avermi messo in guardia, ma non temo nulla oltre quelle mura, Erl, perché quella è la casa del Creatore e Lui veglia sul mio cammino, come sul tuo del resto. –
Il paladino indurì lo sguardo e lentamente si rimise l’elmo, poi aggiunse con un sospiro.
- Forse il Creatore ci sta mettendo alla prova, amica mia, una durissima prova di fede, ma mi sento cieco da quando è accaduto… -
Ilaria posò una mano sulla spalla del guerriero della fede, quindi superandolo aggiunse decisa:
- Siamo nati ciechi, Erl, ma la fede è la nostra vista.  Così è stato e così sarà sempre. -
- Che la luce ti accompagni, Ilaria. – concluse il paladino.
- Che accompagni noi tutti, Erl. – replicò la sacerdotessa che con passo cadenzato, superò la guardia e si diresse al luogo dell’incontro.


* * *

Dodici sgabelli disposti a equamente a semicerchio al centro della sala che occupava gran parte del secondo piano della Cattedrale della Luce.
Di fronte ad ogni sgabello un tappeto rotondo, intreccio di mille fili dorati di diverse tonalità.  Di fianco al tappeto un cero alto un metro la cui fiammella si allungava sfilandosi filiforme fino a confondersi con il fumo.  L’aria era immobile così come le dodici figure in ginocchio sui sottili e raffinati tappeti.  Tra le due fila di Consiglieri, in ginocchio anch’essa, su un tappeto identico a quello dei confratelli, la Badessa dell’Ordine della Sacra Luce del Creatore, la Sua voce sulla terra, che intonava a una lenta e ripetitiva preghiera. 
La sua voce era un sussurro, ma nel silenzio della sala, arrivava come portata dal vento ad ogni Consigliere, prima di svanire ed ogni Consigliere, nella pausa tra un verso e l’altro, ripeteva bisbigliando le parole ascoltate.
Infine, il capo dell’ordine, si baciò la mano destra, la passò sopra la fiamma rapidamente e se la giunse in grembo.  A loro volta i dodici ripeterono il rito di saluto al Creatore che, come da tradizione, da quel momento era in mezzo a loro.
La Badessa si alzò in piedi e quando tutti i suoi Consiglieri ebbero fatto altrettanto, chinò il capo in segno di saluto e rispetto, quindi si sedette sul suo scranno seguita da tutti gli altri partecipanti al Consiglio dei Dodici.
- Che la luce del Creatore ci illumini la via e che guidi le nostre menti e le nostre azioni.-
I dodici ripeterono all’unisono l’augurio della Badessa.
- Che le nostre voci siano la Sua voce e che le nostre decisioni siano le Sue decisioni, per il bene dei viventi sulla terra. –
I dodici ripeterono ancora.
- Dichiaro aperta la terza sessione del Consiglio dei Dodici. Ispirati dalla luce sacra del Creatore, siate liberi di parlare.  Siamo qui per valutare la via da noi preparata e non vista, siamo qui… per individuare i segni che, pur non visti, hanno annunciato la piaga del nord.  Siamo qui, miei fratelli e sorelle, perché ora più che mai è indispensabile unirci nella certezza della Fede, riconoscendo insieme la presenza del Creatore negli eventi precedenti la sciagura al fine di confermare a noi stessi, innanzitutto, e a tutti gli altri viventi oltre questa cattedrale, che la Luce non è venuta meno, neppure in circostanze così nefaste. Da ora siate liberi di parlare. –
La Badessa dell’ordine della Luce Sacra, signora della Cattedrale della Luce, sorrise a ciascun consigliere, quindi rimase in silenzio in attesa del primo che avrebbe preso la parola.

"Spesso gli incantesimi più semplici nascondono le sorprese più grandi" - Sceiren