Autore Topic: Stelle Cadenti II - 2: Traslochi (prima parte)  (Letto 1534 volte)

Sceiren

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Stelle Cadenti II - 2: Traslochi (prima parte)
« il: Marzo 27, 2010, 10:32:07 pm »
Buona lettura ^^
(errata corrige: Non si tratta di Lànfear ma di Gengiskhan ^^ pardon marco  :bow:)

2
Traslochi

Con gesti rapidi e quanto possibile precisi, proprio come gli era stato insegnato, preparò un cappio con la corda di canapa e lo schicacciò nel fango che circondava il piccolo laghetto dove presto la sua preda sarebbe andata ad abbeverarsi.  L'elfo piegò l'esile ma resistente fronda dell'acacia che aveva scelto per la sua vicinanza al bordo del lago e vi annodò l'estremotà della corda.  Non appena la gazzella avebbe infilato la sua zampa nel cappio, la fronda sarebbe scattata bloccandola. 
Si guardò intorno guardingo, poi estrasse il pugnale dalla cintura di cuoio e tagliò la coda della corda, troppo lunga. Se il vento avesse deciso di spirare proprio quando la sua preda fosse arrivata, il movimento della corda l'avrebbe fatta scappare. Piccoli trucchi che aveva appreso con l'esperienza e i numerosi fallimenti.  Recisa la corda, allacciò i venti centimetri eccedenti alla cintura, poteva sempre tornargli utile, ripose il coltesso nel fodero e dette un'ultima occhiata alla trappola. Perfetta.  Quasi invisibile anche a lui.
Con passi rapidi e senza emettere quasi alcun rumore si allontanò dall'acacia e si acquattò dietro un frondoso cespiuglio dieci metri più in là. 
Il tempo era sempre stato visto dall'elfo come qualcosa di affascianante: con le persone care, durante momenti piacevoli o estremamente gratificanti volava via come polline trasportato dalla brezza; ma durante l'attesa, nell'incertezza o nel dolore, ogni istante pareva simile a piccole eternità.  A questo si aggiungeva che restare immobili per non rivelare la posizione intorpidiva e rendeva gli scatti per concludere la caccia ancora più complessi, talvolta addirituttura dolorosi.
Fortunatamente, però, quella volta la famigliola di gazzelle che aveva preso di mira da qualche settimana aveva rispettato le proprie abitudini e precise come l'alba e il tramonto, puntarono senza indugio il laghetto per dissetarsi.  Il cacciatore aveva studiato per giorni gli spostamenti delle sue prede e aveva notato che gradivano abbeverarsi all'ombra di quell'acacia il più delle volte.  Del resto come biasimarle: il sole nella savana di Nagrand picchiava quasi come sulle distese rosse di Desolace. 
Altri tempi, comunque, altri luoghi. 
L'elfo scosse il capo da quei pensieri: non poteva distrarsi, non adesso che la sua preda, una imponente femmina, si avvicinava alla sua trappola.  La gazzella fece qualche passo ed affondò di un palmo nel fango, poi cominciò a bere.  Evidentemente non aveva centrato il cappio, non ancora.  Uno dei due cuccioli che si portava al fianco saltellando le si avvicinò strusciandosi sul fianco.  La gazzella scosse il capo e si spostò di un passo verso destra, centrando la trappola.  La fronta scattò, la corda si tese, il cappio si strinse, la gazzella saltò all'indietro.  Il piccolo branco avvertì il pericolo e rapidamente si allontò dal laghetto.  L'elfo non perse tempo e, pugnale alla mano, corse verso la sua preda.  La gazzella, impazzita di terrore alla vista del suo aguzzino, scattò verso lo stagno tendendo la fronda a cui era assicurata la trappola, poi scattò verso la savana, nella direzione presa dal resto della sua famiglia, strappando corda, fronda e parte della pianta.  L'elfo saltò e provò a colpirla col pugnale, ma con un salto l'agile animale evitò l'affondo, ormai libera.  Il cacciatore scosse il capo, poi aprì il palmo della mano sinistra, lo puntò in direzione della sua preda e pronunciò due sillabe.  La gazzella saltò un'ultima volta poi
cominciò a rallentare la sua corsa fino a fermarsi, come pietrificata.  I suoi occhi cercavano spiegazione e salvezza ruotando in tutte le direzioni, mentre le sue membra si rifiutavano di muoversi. 
Il cacciatore abbassò la mano: sconfitto, ancora, e si avvicinò all'animale immobilizzato.

- Avessi avuto io i trucchetti che hai tu quando avevo bisogno di cacciare... come tutto sarebbe stato più semplice. -
L'elfo si fermò.  La voce proveniva dalla sue spalle, una voce che non sentiva da tanto tempo.
- E così, disse, hanno mandato un cacciatore per prendere un mago. -
- Veramente le parole esatte sono state: "occorre un elfo per trovare un elfo che non si vuole far trovare". -
L'elfo si voltò e incrociò lo sguardo del suo vecchio amico.  Poi ripose il pugnale del fodero e schioccò le dita.  La gazzella balzò in avanzi e cadde rovinosamente, poi si voltò giusto un istante prima di ripartire nella sua corsa indiavolata.
- Non sei mai stato una cima con trappole e inseguimenti, Sceiren. -
- Che ci fai qui, Zigho? -
Il cacciatore si alzò e raggiunse l'acacia.
- ...e poi, non te lo hanno insegnato al Rifugio che non si tendono trappole sotto "l'albero del tramondo"? -
- Non hai risposto alla mia domanda, ma rispondendo alla tua: sì, me lo hanno detto, ma non credo che le gazzelle conoscano gli usi e costumi di queste parti, quindi, non mi sono posto il problema. -
- Sceiren, Nadìr mi ha mandato perchè è preoccupata per te. Ad essere precisi siamo tutti preoccupati per te, non ultimo tuo figlio che da oltre un anno attende i suoi "nonni". -
Sceiren si appoggiò al fusto della pianta dando le spalle al compagno.
- Avevo bisogno di riflettere. -
- Sei tornato alle origini, amico mio, direi che hai riflettuto a lungo qui, e tutto questo tempo passato nel nulla, a cosa ti ha portato? Cosa hai concluso?-
Sceiren fissò la luce del sole che filtrava tra le fonde.
- Non avrei dovuto partire. -
Zigho annuì gravemente.
- Pensi che se tu avessi scelto di restare, lei ti avrebbe seguito? Se le avessi ordinato di non partire, lei ti avrebbe obbedito? Antera aveva una determinazione difficile da trovare in una umana, lo sai. -
- Lo so. -
- E allora cosa pensi che avrebbe scelto di fare una volta che tu le avessi negato il tuo aiuto? Sarebbe partita, ci avrebbe chiamati e noi saremmo accorsi, proprio com'è successo, Sceiren.  Il problema, a mio avviso, è che adesso non è scomparsa solo un'amica, ma due; non è scomparso solo una maga, ma due; non è scomparso solo un genitore... ma due.  Guarda in faccia la realtà: il mondo non si ferma solo perchè il dolore ti ottenembra la vista, Sceiren, il mondo va avanti, questo come quell'altro che hai lasciato al di là del Portale Oscuro.  E al di là di quel portale hai un figlio che ti aspetta, un figlio che ha bisogno di te e che si comincia inevitabilmente a fare domande, domande che Gàia non può e non deve soddisfare. Non è sua madre. -
Sceiren si asciugò gli occhi improvvisamente umidi, poi annuì.
- Perchè ora? -
- Come? -
- Perchè sei venuto a cercarmi ora? -
Zigho sorrise, si avvicinò all'amico e appoggiò le mani sulle sue spalle:
- Vecchio mio, sono qui ora perchè questo è il momento di trasferirsi nella nostra nuova casa. Sia noi che tu. -
- Nuova casa? -
- Hai vissuto come un elfo dei boschi abbastanza a lungo e se i risultati si concretizzano in quel terribile risultato... beh, sottolineo che è il momento di cambiare aria, anche per te. -
Sceiren fece spallucce.
- Gli elfi del Rifugio ce l'hanno messa tutta, ma in effetti prediligo altri mezzi per raggiungere gli stessi risultati. -
- Andiamo vecchio mio.  Datti una ripulita e vieni con me. -
Sceiren sospirò, poi senza aggiungere altro cominciò a far strada. 

* * *

La piattaforma di marmo rosato era stracarica di casse e barili.  Erebus dettava a Shaday, nominato tesoriere, ogni singolo oggetto che trasportava nella Salita degli Aldor. 
- Mio signore, siamo pronti. - tuonò la gigantesca guardia, addetta alla passerella semovente.  Il piccolo uomo sussultò: era assorto nel verificare che non fosse andato perduto nulla nel viaggio attraverso il portale da Stormwind alla Città Aperta di Shattrath e quella voce profonda flessa in quel singolare accento lo aveva a dir poco sorpreso.
- Sì, sì, solo un attimo e possiamo andare. -
- Come desidera, Lord Erebus. -
L'evocatore si voltò verso la guardia alta oltre due metri e valutò che se si fosse avvicinato un altro po' la sua ombra lo avrebbe praticamente coperto, riparandolo dal sole cocente di quella splendida mattinata di primavera.  E di certo la statura non era la qualità che più lo metteva a disagio: a partire dalla alta sacerdotessa Ishanah a finire con l'ultimo soldato, tutti i draenei con cui aveva stretto rapporti erano estremamente formali. Persino adesso, che in seguito ai servigi resi, l'alta sacerdotessa in persona aveva invitato Erebus e i suoi uomini, i Templari Neri, a trasferirsi in una torre localizzata nella Salita degli Aldor, poco distante dal Palazzo della Luce Senzafine, residenza, appunto, della reggente, non vi era draeneo che non si rivolgesse a lui con quel titolo, Lord.  Poco male, tutto sommato era anche abbastanza piacevole essere così rispettati.
- Bene, sono pronto. -
- Si assicuri, Lord Erebus, saliremo molto in fretta. -
- Accolito Gengiskhan, questa è la decima volta del decimo giorno in cui mi accompagni al piano di sopra. Andiamo, non è necessario... -
Il draeneo fissò il piccolo umano con durezza, poi impose il suo palmo sulla placca sospesa a mezz'aria sul lato del muro e la piattaforma, dapprima lentamente, poi sempre con maggiore velocità, schizzò verso l'alto.  Erebus perse l'equilibrio e se non fosse stato per i riflessi repentini di Shaday, avrebbe incontrato il suolo di Shattrath poco attimi dopo la partenza.
- La prossima volta stai attento. - disse l'elfo scuotendo il capo ed abbozzando un sorriso di scherno.
L'evocatore stava per rispondere, poi decise che era meglio non replicare: il gigante blu al comando della passerella sospesa avrebbe potuto prenderla a male e non aveva intenzione di irritarlo... non fino a quando quei viaggi fossero continuati.  Così, appoggiandosi ad una cassa, lasciò spaziare lo sguardo sulla maestosa metropoli di Shattrath, la prima città aperta che avesse mai visto, la città dove poco più di due mesi prima era stata sottoscritta la prima tregua tra gli alleati e l'orda.  In Shattrath umani, elfi, nani e gnomi potevano potevano incontrare senza timore di ripercussioni poco piacevoli orchi, troll, tauren... e persino non morti della fazione avversa.  La sottoscrizione del trattato era stata accolta in tutto il regno di Kalimdor e nei reami dell'Est con plausi da ambo le parti... tuttavia a Erebus quel clima di falsa amicizia non piaceva.  Era pura ipocrisia!  Due mesi prima gli stessi orchi che magari ora vendevano del cibo, avrebbero fatto a gara a chi avrebbe dovuto piantare l'ascia nel cranio degli attuali clienti... per non parlare poi dei non morti... non riusciva a credere che potessero
camminare indisturbati, in pieno giorno, proprio a pochi passi da lui.  La tregua sottoscritta dai reggenti delle grandi capitali era una farsa e non sarebbe durata. Sapeva che aveva ragione e presto i fatti avrebbero confermato i suoi timori, ma fino ad allora avrebbe obbedito agli ordini dei sovrani alleati e avrebbe tenuto a bada i Templari Neri... no, avrebbe tenuto a bada la sua ira, la sua, prima di tutto.
Erebus scacciò con un sospiro quei pensieri e si concentrò sul panorama: un sorriso gli si stampò sul viso. Shattrath continuava a fargli quell'effetto.  Una città che pareva disegnata da un bambino, per quanto era semplice la sua struttura, ma ogni casa, ogni tetto, ogni struttura era pura arte, di una complessità fuori da ogni canone, fuori dalla concenzione stessa di città alla quale la gente del mondo da cui proveniva era abituata.  Come un fiore dai giganteschi petali di marmo prezioso e lucente, Shattrath era la città della luce, eretta dai Draenei come monito contro le oscure forze che combattevano da sempre.  Partendo dal centro, una struttura incredibile, una torre al cui interno potevano risiedere contemporaneamente migliaia di uomini, L'Affaccio di Luce, la torre dove risiede A'dal, il reggente di luce, una figura angelica che governa l'intera città, il simbolo stesso di potenti alleanze tra fazioni avversarie: se infatti da un lato, gli Aldor avevano eretto la loro sede a Shattrath,
poco a Sud della loro struttura, anche una fazione di elfi del sangue, chiamati Scryers, in seguito ad una alleanza stretta proprio con lo stesso A'dal secoli prima, avevano paradossalmente fatto la stessa cosa.  I primi erano nemici dei secondi, tuttavia, per il bene comune, convivevano pacificamente, ignorandosi reciprocamente.  Intorno all'Affaccio di Luce, si snodava l'Anello Esterno, una larghissima strada di proporzioni ciclopiche, punto d'incontro e luogo di continue parate ed esercitazioni militari di Aldor e Scryers, quasi a significare gli uni agli altri la reciproca forza.  Erebus lasciò vagare lo sguardo alla struttura che spiccava a Sud della sua posizione: la sede degli Scryers e non potè non ammirare la grazia indiscutibile di ogni forma che riusciva a intravedere nonostante la distanza: oro e rubino. I colori principali.  In quanto legato agli Aldor, per lui era precluso l'ingresso nella base degli Scryers, tuttavia avrebbe desiderato molto ammirare quelle strutture.
La pedana saliva sempre più in altro, pareva quasi toccare il cielo.  Da quell'altezza risuciva ad intravedere, dalla parte opporta dell'anello esterno, i bassifondi della città, la sede del commercio più o meno lecito.  Gli piaceva di tanto in tanto camminare nella Città Bassa, perchè quella zona, al di là dei draenei, piussosto "inusuali" nel mondo al di là del Portale Oscuro, era molto simile al quartiere del mercato di Stormwind o alla caotica Piazza delle Aste di Ironforge.  Una cosa in fin dei conti è sempre uguale: il mercato.  Cambiano i colori, cambiano i profumi, ma la sostanza resta la stessa: da un lato chi cerca il massimo profitto, dall'altro chi cerca il massimo risparmio.  Stesse regole, luoghi differenti.
Il vento fresco che gli accarezzava il viso si addolcì, fino a sparire quando la piattaforma si fermò, ancora una volta.
- Altro carico! - disse Whitescar battendo le mani.  Subito cinque iniziati scattarono sull'attenti e si avvicinarono al carico.
- Non li starai facendo lavorare troppo, Whitescar? - disse Shaday sollevando il lungo sopracciglio, tipico della sua razza.
La paladina rise di gusto, poi si voltò verso i novizi, cinque giovani reclute che Erebus aveva accolto nei Templari Neri.
- No, non credo. E' giusto che si facciano le ossa come tutti noi. -
- Veramente non ricordo che tu abbia mai portato carichi sulle spalle... -
- Dettagli, dettagli.  Ma lasciamoli lavorare tranquilli.  Piuttosto, venite: la Sede comincia ad acquistare spessore. - e poi, rivolta ai novizi: - Kim, Dharius, Valiano, Baghy, Eagle: non appena avete finito qui presentatevi a rapporto. -
Eagle, il più esile dei cinque, lanciò un'occhiataccia alla paladina, quindi tutti e cinque annuirono visibilmente provati. 
Erano giorni che non facevano altro.
- E ora, come ho detto. Vogliate seguirmi! - e canticchiando si diresse alla scalinata.

* * *

- Non mi fido. -
La vecchia priora fissava l'imponente statua del Creatore, al centro della navata principale della Cattedrale più maestosa ed importante dei regni dell'Est. 
- Mia signora... -
- Non fraintendermi, Ilaria, tra le mie allieve sei sempre stata la più dotata e il nostro Creatore ha infuso in te la luce della sua benevolenza, questo è certo. Hai combattuto per la fede molte e molte volte e le tue preghiere più di altre spesso sono ascoltate... ed esaudite, ma quello che mi chiedi, quello che sostieni, ha dell'inverosimile.-
Ilaria si accarezzò la treccia bionda scorreva dal suo capo sulla spalla destra fin sul petto, ancora piacente, nonostante non fosse più una novizia.
- Mia signora, conosco Lùce da anni ormai, sono stata io a chiedere a Bryger, paladino dell'ordine di Dun Murog, di vegliare su di lei, dopo i fatti che noi tutti conosciamo, da quando ha abbandonato la retta via sprofondando nell'ombra e se ora sono qui, al suo cospetto, per intercedere in suo favore, deve credermi, non lo farei se non avessi morivo di credere che... Mia signora, Lùce ora si trova di fronte ad un bivio: grazie all'esperienza passata al fianco mio e dei suoi amici di un tempo, grazie ai terribili eventi di cui è stata testimone, le sue convinzioni fondate sulla menzogna che tempo fa come fango hanno coperto gli insegnamenti del Creatore, ora si stanno sgretolando. Ha dubbi sul suo passato, dubbi acuiti dal senso di colpa per le scelte intraprese, dubbi che noi dobbiamo sfruttare per riportare il volere del Creatore nella sua vita.  Non sarà facile, non sarà breve, ma sento nel mio cuore che questo è il cammino che dobbiamo iniziare. E' una bambina che per mano va condotta dove è
giusto che vada. -
- Una bambina pericolosa, mia cara, molto pericolosa. -
- Siamo tutti pericolosi, mia signora... - Ilaria scosse il capo. Sapeva di aver esagerato.
La vecchia sacerdotessa si voltò e con sguardo duro fissò la sua vecchia allieva.
- E se sbagliassi. Se non fosse come sostieni che sia. Se fallissi? -
Ilaria drizzò la schiena e inspirò a fondo.  Poi rispose che se ne sarebbe assunta interamente la responsabilità di fronte al Creatore e di fronte al Clero.
- Sono pochi i casi di sacerdoti dell'ombra che ritornano alla luce, ma in fin dei conti, queste anime smarrite spesso si rivelano risorse importanti... e oggi, con l'alleanza con le forze oscure che da sempre abbiamo combattuto, avere tra i nostri alleati elementi che conoscano a fondo il male nella sua essenza potrebbe tornarci utile.  E sia allora, Ilaria, ma come hai detto, sei e sarai responsabile per lei.  Che la luce ti accompagni. -
- Che la luce accompagni lei, mia Priora. -
Ilaria si inginocchiò di fronte alla grande statua, quindi, dopo essersi alzata, indietreggiò di un paio di passi, si voltò e si incamminò verso l'ingresso della cattedrale.  Non appena la luce del giorno la raggiunse si lasciò andare ad un sorriso carico di speranza. 
- Allora?! - sbottò il nano saltando giù da una panchina dove aveva atteso il ritorno dell'amica. Al suo fianco la stessa Lùce, apparentemente impassibile e Roredrix.  Il guerriero quando vide il nano correre verso la sacerdotessa ebbe un sussulto e si ritrovò sull'attenti senza accorgersene.  Poi, imbarazzato, soprattutto vedendo la reazione inesistente di Lùce, tornò a sedersi.
- Bene.  Io e Lùce dobbiamo parlare. -
- Certo. - rispose atona la sacertotessa dell'ombra.
- Ragazza mia, ho sempre "amato" la proverbiale loquacità del tuo ordine, tuttavia quando metti piede a Stormwind diventi ancora più simpatica... -
- Ilaria, la Priora quindi ha accettato? - chiese il guerriero ignorando il nano con la voce più ferma che possedesse.
- Così pare. - e sorrise.
- Dobbiamo festeggiare direi! - disse il paladino dando una pacca sui reni del guerriero.
- Come ha detto la mia maestra, io e Ilaria dobbiamo parlare. - disse Lùce alzandosi in piedi.  Ilaria annuì e allotanandosi mostrò due dita.
- Vittoria? - chiese Bryger dubbioso a Roredrix.
- No, due.  Solo due. Ci ha solo ricordato l'ora dell'appuntamento...-
- Come amo i sacerdoti... e comunque muoviamoci! Abbiamo solo tre ore prima di attraversare il portale... tre ore per festeggiare il ritorno di Lùce! Ed io so esattamente dove andare! - e senza attendere risposta imboccò la via per i canali Est. 
Non vi era birra più deliziosa e forte di quella della formosa Elly Langston poco distante nella Città Vecchia!

* * *

« Ultima modifica: Aprile 19, 2010, 10:45:51 pm da sceiren »

"Spesso gli incantesimi più semplici nascondono le sorprese più grandi" - Sceiren

Kimmolauz

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Re: Stelle Cadenti II - 2: Traslochi (prima parte)
« Risposta #1 il: Marzo 29, 2010, 09:39:22 am »
 

 :grin:  e io sgobbo!!!

A life for hunt...an hunter for life!  -  "Elune be with you"

Shemina

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Re: Stelle Cadenti II - 2: Traslochi (prima parte)
« Risposta #2 il: Marzo 29, 2010, 10:47:26 am »
 O0 O0 O0

Bump per chi non l'ha letta!

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Re: Stelle Cadenti II - 2: Traslochi (prima parte)
« Risposta #3 il: Marzo 29, 2010, 12:52:16 pm »
Umphf com'è che sono basso anche nelle storie fantasy??  :grin:

Sceiren

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Re: Stelle Cadenti II - 2: Traslochi (prima parte)
« Risposta #4 il: Marzo 29, 2010, 01:29:49 pm »
Umphf com'è che sono basso anche nelle storie fantasy??  :grin:

Non è che sei tu basso, sono gli altri che sono alti!  rotfl

"Spesso gli incantesimi più semplici nascondono le sorprese più grandi" - Sceiren