Autore Topic: Stelle cadenti XVII - 15: La prima regola (prima parte)  (Letto 958 volte)

Sceiren

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Stelle cadenti XVII - 15: La prima regola (prima parte)
« il: Settembre 07, 2010, 10:24:31 am »
Dopo un po' di pausa estiva si ricomincia :D
Buona lettura!

15
La prima regola

- Sei tu che hai fatto questo!? - ruggì Roredrix trattenendo a stento la sua rabbia.
Yukina fece scivolare la mano lungo l'abito, pronto a farla saettare verso la faretra.  Sapeva che il guerriero non avrebbe retto ancora molto.
Bryger di fianco a Wayscraper in silenzio fissò la presenza con durezza.  Non sapeva se il compagno fosse in vita o meno, ma in ogni caso non avrebbe mai permesso al suo carnefice di uscire indenne da quella sala.
- Oh, non mi preoccuperei di chi non ha più nulla da perdere ormai. -  e si voltò.  Il mago, con naturalezza, passò in rassegna in pochi attimi i suoi avversari, valutandone pericolosità, carattere ed equipaggiamento.  Tradì solo una malcelata eccitazione quando si rese conto che l'unico nano del gruppo brandiva la leggendaria "Mano di Ragnaross".  Finita l'analisi del campo da battaglia, riprese a parlare sicuro pi˘ che mai:
- Vi aspettavo con ansia ed aspettavo specialmente te, Erebus. Ero curioso di vedere quando avresti oltrepassato quella porta. - lo disse sorridendo, ruotando lentamente il capo da un gruppo all'altro, sicuro, anche se non aveva idea di chi dei nove fosse l'Erebus citato dall'elfo.
L'evocatore fece un passo avanti, stringendo l'elsa del suo pugnale di giada e cristallo.
- Come sai il mio nome?, cosa vuoi da me? -
Aran non si voltò verso di lui, non voleva certo tradirsi: la conoscenza è tutto e il mago sapeva che conoscere qualcosa del proprio avversario senza che questi potesse dire lo stesso, lo poneva in vantaggio e Aran amava il vantaggio.
- Non è importante, non più. Quello che conta è che siete qui, ospiti miei nella mia torre.  E quel che conta, infine, è che ciò che è stato non resterà che fumo, visto che qual che sia la vostra arte, non lascerete questa sala.  Credetemi, nessuno di voi ha mai incontrato uno come me e il fatto che siate qui di fronte a me lo conferma.  Del resto, mi spiace dovervelo dire, ma non passerà molto prima che ve ne renderete tristemente conto. – li canzonò.
 - E' da vedersi! - Roredrix caricò il mago, ma la sua carica venne interrotta bruscamente: con una rapidit‡ impressionante, due dardi congelanti avevano lasciano la destra e la sinistra del mago centrando Roredrix e Wayscraper.  L'ondata di gelo fu tale da intorpidire i muscoli di tutto il corpo dei due guerrieri e lasciarli in preda a crampi.
- Ridicolo, mi insultano puerili tentativi di approccio privi di alcuna fantasia e originalità. Come ho detto, non avete mai incontrato uno come me. - e rise di gusto.
Una pioggia di frecce piovvero dall'alto. Yukina pareva moltiplicava i suoi dardi incoccando e scoccando una freccia dopo l’altra ad una rapidità senza pari. Le frecce, a pochi centimetri dal bersaglio, però, si piantarono nel vuoto.  Intorno alle punte, alcuni centimetri di una sorta di superficie traslucida, di ghiaccio.  Uno scudo protettivo.
Aran smise di ridere, quindi dissolse lo scudo e le frecce caddero a terra, poi, spostandosi al centro della sala, sovrastando il corpo di Wildhoney, lanciò una palla di fuoco contro Yukuna.  Ilaria, avvertito il pericolo, avvolse il cacciatore con uno scudo protettivo all'unisono con L˘ce, che protesse con diverse preghiere il nano alla carica verso l'avversario.
Bryger, pregando il Creatore di trasformarlo nella Sua mano purificatrice, si avventò sullo spettro raggiungendolo al ventre poco dopo aver consacrato il terreno ai suoi piedi.  Aran assorbì il colpo senza spostarsi, strinse solo gli occhi di rabbia all'impatto, quindi impose entrambe le mani sulla testa del nano e liberò una scarica di dardi di energia arcana.  Bryger urlò ad ogni impatto e tentando di sfuggire agli incantesimi arretrò di uno, due, tre passi.  Quindi si portò la mano alla fronte livida prima di essere centrato da un altro dardo congelante che lo scagliò a terra bloccato.
Erebus, presa posizione spalle al muro, di fianco al nemico, completata l'evocazione, aprì uno squarcio nell'Abisso e strappò agli inferi un cacciatore infernale.  La bestia scalciò un paio di volte, spalancando le sue fauci e provando a colpire con i suoi due tentacoli l'evocatore che però non aveva voglia di perdere tempo.  Erebus aprì una piaga sulla zampa destra della creatura e afferrò uno dei due tentacoli della bestia, prima di ripiegarglielo sulla schiena.
- Obbedirai o morirai. - La bestia serrò la mandibola per il dolore e una bava verdastra traboccò dai denti serrati, quindi con un sibilo appena udibile piantò i quattro zoccoli a terra, scosse la schiena liberando il tentacolo dalla presa del suo aguzzino e irriggidì gli aculei sul dorso, quindi avvolgendosi della sua aura magica, si avventò contro il nemico del suo padrone.
Anche Albina stava per iniziare la sua evocazione, poi si ritrasse e decise di mettere alla prova la resistenza dello spettro alle sue maledizioni.  Rapidamente, formulò quattro incantesimi lanciando le piaghe che meglio conosceva, le pi˘ letali, le stesse che aveva provato sulla sua stessa carne un anno prima ad opera di Pain.  Avrebbero avuto bisogno di tempo per agire, ma il loro effetto sarebbe stato devastante.
Roredrix, ricevuto il favore di Shockwave, libero dal torpore, si rimise in piedi e con un balzo, piombò sullo spettro colpendolo sulla spalla.  Aran si protesse con un altro scudo di ghiaccio, ma non fu sufficiente e l'arma colpì il bersaglio aprendo uno squarcio della sua veste, come fosse vera.  Il mago cominciò a ridere fissando il guerriero negli occhi.
- Dolore! DOLORE!- poi sollevò entrambe le mani verso il soffitto e sempre fissando il suo avversario iniziò a salmodiare un complesso incantesimo.
- Sì, sì, mio figlio Medivh è molto potente, è vero... ma io ho il vero potere dalla mia parte! -
Un'ondata di telecinesi investì la sala: il calamaio, la candela, il taccuino così come tutti i membri del gruppo vennero travolti dal potere del mago che li attrasse a sì. 
Erebus e Albina avvertirono una strana elettricità nell'aria, prima degli altri, ma tutti si accorsero di essere già vittime di un incantesimo, non offensivo, non ancora almeno. 
- Non... riesco quasi... a muovermi! - gridò Lùce a Ilaria.  Il sibilo della telecinesi rimbombava come un fortunale nella sala, mentre il mago, del tutto indifeso e incurante della vicinanza dei suoi avversari, continuava a formulare il suo incantesimo.
Yukina provò ad arretrare e lentamente guadagnò qualche passo, ma l'effetto rallentante della magia era troppo forte. Ogni passo era un'impresa. 
- Io non sono un povero giullare! Io sono Nielas Aran! -
Wayscraper e Bryger provarono a colpire il mago per impedirgli di completare il rituale, ma le loro armi erano pesanti, estremamente pesanti e quando il nano riuscì a sollevare la sua mazza sopra la testa per dare forza al colpo, una bolla di energia arcana esplose letteralmente dal mago, travolgendo tutti i suoi avversari e scaraventandoli contro le pareti della biblioteca.  Il corpo di Wildhoney subì solo parte dell'onda d'urto, ciò non di meno venne scaraventato contro il tavolino che andò in frantumi. 
Aran riprese a ridere fissandosi la spalla denudata e la veste strappata, poi fissò i viventi stesi a terra ed ansimanti.
- Provate la vostra stessa medicina! L'incubo che vuoi perpetrare su di me sarai tu a provarlo! Dieci volte tanto! –
Yukina tossì un paio di volte e, facendosi forza sulle braccia, si mise in ginocchio. Il suo arco era poco distante da lui.  Aveva lasciato la sua pantera a guardia della porta mentre entravano, non potendo sapere che al porta si sarebbe chiusa da sola alle loro spalle… e se un attimo prima dell’inizio dello scontro aveva ripensato a quella decisione, ripensando alla fine del povero Boaromir ed alla potenza dell’avversario, in un ambiente così angusto, non potè non essere sollevato di quella causalità che, molto probabilmente, aveva salvato la vita al suo compagno. L'elfo tossì ancora, quindi si rese conto che anche gli altri erano nelle sue condizioni: a terra.  Bryger fu il primo a rimettersi in piedi incurante della ferita alla coscia destra.  Wayscraper rimase a terra, immobile, mentre Ilaria e L˘ce appoggiandosi al muro si erano rialzate.  Shockwave fu il primo che riprese le cure del gruppo: lasciò che la sua energia vitale rinfrancasse Roredrix, quindi si preparÚ a liberare la luce sacra su Erebus.  Aran però lo stava fissando.  Non appena il paladino iniziò la sua nenia, Aran sorrise e schioccò le dita. Il paladino ebbe un fremito: non ricordava le sillabe per concludere la sua preghiera.
- Problemi con le formule? - e rise di gusto.
- Vediamo se ridi di questo! - urlò il nano e lanciò un martello di pura energia spirituale contro il mago.  Aran si voltò di scatto verso di lui, ma aveva appena interrotto l'incantesimo del paladino e non ebbe il tempo di bloccare anche quello del nano.  Il martello spirituale, carico dell'ira di Bryger, centrò in pieno petto lo spettro che arretrò di qualche passo.  Aran si portò le mani dove il colpo aveva impattato e fissò la sua veste strappata con occhi spenti, quindi alzò di nuovo le mani al cielo fissando con rabbia il paladino.
- Restate dove siete, mosche! Inchiodatevi al suolo! Vi congelerò tutti quanti!-
Un tuono.  Anche se erano al chiuso.  Un secondo tuono, seguito da una pioggerellina sottile.  Albina alzò gli occhi dalle pupille candide come la neve  al soffitto: la pioggia era sempre pi˘ fitta e sempre più fredda.
- Muovetevi! - gridò appoggiandosi alla parete e barcollando iniziò ad allontanarsi.  Erebus, finalmente ripreso, corse verso il guerriero a terra seguito da Lùce e Shockwave e insieme lo spostarono.  Bryger rimase immobile sotto la pioggia ora punteggiata di grandine.
- Sei mio. - disse, ma il mago non lo considerava.
La pioggia diminuì improvvisamente, quindi larghe e acuminate schegge di ghiaccio ne presero il posto.
Yukina balzò sulla sinistra evitando di essere trafitto, Bryger caricò il nemico così come Roredrix; Ilaria, muro muro, si era avvicinata a Wildhoney, ma Erebus, il paladino, L˘ce e, naturalmente, l'incosciente Wayscrasper vennero centrati in pieno.  Le schegge di ghiaccio aprirono numerosi squarci sulle vesti leggere della sacerdotessa e dell'evocatore, così come tagli sempre più profondi sulle loro braccia.  Lùce fece del suo meglio per proteggere quanto meno gli organi vitali suoi e degli altri sotto la pioggia di ghiaccio, sempre pi˘ fitta e simile ad una tempesta.  Shockwave protesse Wayscraper con uno scudo: era il pi˘ corazzato, è vero, ma anche il più esposto.  Il ghiaccio, al contatto col suolo, si scioglieva rapidamente in rivoli d’acqua azzurrina che si insinuarono nelle fessure tra le pietre del pavimento.  La tempesta iniziò lentamente a seguire i bordi della stanza, ruotando in senso antiorario e questo fu la salvezza: piano piano lasciò fuori dalla sua morsa il gruppo puntando verso Albina e, più avanti, Ilaria e Wildhoney, dalla parte opposta della sala. Ilaria fissò la tesmpesta migrare sopresa: non aveva senso.  Aran avrebbe potuto tranquillamente accanirsi sui primi bersagli riducendoli all’impotenza per poi colpirli e chiudere lo scontro. Che la tempesta avesse una propria autonomia? O Aran aveva lasciato il controllo dell’incantesimo appena lanciato per prepararne uno ancora più complesso?
Bryger e Roredrix, nel frattempo, avevano raggiunto di nuovo il mago e se il primo era stato frenato dall'ennesimo dardo congelante, il secondo mise a segno un pericoloso fendente, ferendo lo spettro e strappando un altra porzione della sua veste.  Roredrix fissò per un attimo le cicatrici che dalla spalla scendevano giù, fino al petto del vecchio mago, prima di essere sbalzato all'indetro da un onda di telecenesi.  Aran ansimò, portandosi le mani al fianco ferito, quindi alle vecchie cicatrici se ne aggiunsero improvvisamente di nuove: una moltitudine di pustole apparvero dal nulla e si gonfiarono per esplodere in un fumo azzurrino. Albina lanciò uno dei suoi tipici sorrisi folli e terribili quando si rese conto che le sue maledizioni stavano avendo effetto.  Il mago cadde in ginocchio quindi tossì e sorrise di rimando all'evocatrice.
- Ti piace infliggere dolore? Ti piace tenermi schiavo del dolore?  Andrai pazzo di questo allora! Vedrai se questo vecchio cane sconfitto ha ancora i denti per mordere! -
Aran cominciÚ a gridare, ancora in ginocchio, sillabe incomprensibili che echeggiarono cupe nella sala. Un incantesimo complesso. Senza dubbio.
Bryger, temendo di essere di nuovo attratto dallo stregone, balzò all'indietro, cercando riparo tra le due scaffalature della libreria… ma non accadde nulla.
Se da un lato la tempesta di ghiaccio si stava affievolendo, dall'altro dei cerchi di brace incandescente dalle forme di arcane rune magiche comparvero sotto ai piedi dell'evocatrice e degli altri.  Albina rimase immobile: non sapeva cosa fare, ma Erebus invece si mosse, tentando di allontanare Wayscraper dal fuoco.  Aran rise di gusto.
Una vampata di calore improvviso riempì la sala.  Shockwave, Ilaria e Lùce pregarono il Creatore con intensità, incuranti del dolore che provavano, lo pregarono di permettere alle loro cure di essere in grado di strappare alla morte i loro compagni. Il calore era insopportabile: le rune ardenti come brace evocate dal mago sul pavimento, a contatto con i resti della pioggia di ghiaccio, scaturirono nubi di vapore che offuscavano la vista che rendevano difficoltoso anche solo vedere i destinatari delle preghiere.
Albina, sdraiata a terra, stretti i denti per non gridare, fissava come una belva il mago: lo studiava.  Aveva pochi attimi per trovare una via di scampo e nonostante il dolore, a cui, comunque, era abituata, mise insieme gli elementi che aveva colto fino a quel momento.  Era uno spettro, ciò nonostante i suoi abiti si strappavano.  La spalla, il petto e parte del fianco mostravano cicatrici profonde e antiche. Doveva essere stato torturato in passato.  Non aveva altri elementi se non che era un mago e stava formulando incantesimi complessi da quando erano arrivati.

Lentamente la brace disparve e il terreno bruciacchiato e ancora caldo tornò ad essere innocuo.  Aran però non lo era e di nuovo con le braccia al cielo, nuovamente in piedi al centro della stanza, evocò una nuova tempesta di ghiaccio, questa volta centrata su Ilaria e Wildhoney.  La sacerdotessa avvolse l'elfo con uno scudo protettivo quindi attese l'impatto, solo che non fu il ghiaccio ad impattare con lei, ma l'acciaio: Bryger, a testa bassa, non appena vide la pioggia cadere, corse verso di lei e, afferrata per un braccio la donna e per un piede l'elfo, li trascinò fuori dall'area d'effetto dell'incantesimo un attimo prima che la tempesta si scatenasse.
- Scappate topi! Che torni il freddo buio per tutti voi! -
Roredrix si alzò per l'ennesima volta: a stento riusciva a tenere in mano la spada.  Le braccia non se le sentiva pi˘ e il dolore al costato indicava che l'ultimo urto doveva avergli rotto un paio di costole.  Tossì sangue e cadde in ginocchio, quindi si appoggiò ad uno scaffale e si rialzò.  Passo dopo passo tornò verso il mago. Non avrebbe ceduto senza combattere.
Aran, a sua volta provato, scosse il capo portandosi una mano alla fronte e fissando il vuoto.
-   Sciocco, non crederai di avermi sconfitto! Ho ancora molti trucchi nella mai manica! –
Aran formulò due rapidi incantesimi in successione: due palle di fuoco scaturirono dalle sua mani dirigendosi verso Bryger e Erebus.  Il primo vide l’incantesimo arrivare con la coda dell’occhio e riuscì ad evitarla per un soffio spostandosi di appena un passo.  La palla di fuoco lo graziò, impattando invece contro il suolo esplodendo in una nube di vapore, al contatto coi resti della tempesta di ghiaccio di poco prima.  Stessa cosa accadde con Erebus.  Albina fissò il mago che rideva, anche se provato: non aveva mai mancato un bersaglio, fino a poco prima. L’evocatrice si guardò intorno perplessa. 
La tempesta di ghiaccio scemò fino a sparire.  Il ghiaccio della prima così come quello della seconda, si era sciolto completamente al contatto del suolo ancora caldo e nubi di vapore avevano saturato l’ambiente peggiorando la visibilità per tutti i combattenti.  Rigagnoli d'acqua riempivano ogni fessura di ogni pietra del pavimento.
Roredrix si guardò strabuzzando gli occhi per mettere a fuoco qualcosa che era certo si fosse mosso.  Si asciugò gli occhi bagnati e fissò due lastre poco distanti dai suoi piedi: l’acqua scorreva improvvisamente in direzione delle pareti, ritraendosi, concentrandosi in pozzanghere davanti alla porta, di fronte la libreria di sinistra, dove prima vi era il tavolino e dalla parte opposta.  Un gorgoglio precedette una folata di aria fredda, pungente e da ognuna delle quattro pozze. Il guerriero si accorse che Shockwave, distratto dal mago e dal vapore, non aveva notato il movimento e teneva i piedi proprio su una delle pozze.  L'acqua si condensò, gonfiandosi.  Roredrix non attese vedere quello che già intuiva, gridando di dolore, stringendosi il fianco, con due falcate raggiunse il paladino scagliandosi contro di lui.  Shockwave vide l’ombra del guerriero squarciare il vapore e travolgerlo.  I due caddero a terra evitando così che un tentacolo di acqua li afferrasse.  Le creatura presero forma e il gorgoglio udito poco prima divenne più forte: quattro elementali, creature umanoidi di pura acqua. Gli elementali rimasero fermi per qualche istante, mentre il mago riprendeva a ridere soddisfatto.



"Spesso gli incantesimi più semplici nascondono le sorprese più grandi" - Sceiren