Autore Topic: Stelle Cadenti XXXIX - 28: Immortali! (prima parte)  (Letto 1459 volte)

Sceiren

  • GM Rising Dradis Echoes
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  • Chi sono dei due? :D
    • Mai dire di no al panda!
Stelle Cadenti XXXIX - 28: Immortali! (prima parte)
« il: Maggio 10, 2011, 06:28:00 pm »
Dopo una lunga (troppo) pausa si riparte! Lo scontro col principe Kael'thas infuria sulla fortezza di Forte Tempesta! Buona lettura!

28
Immortali!


- Preparatevi! – ruggì l’elfo del sangue alla sinistra di Kealt’has e a dispetto della pesante armatura a piastre rubino, con uno scatto raggiunse il centro della stanza impattando con Silvèr che, come un fuscello, venne scagliata indietro.
- NON PASSERETE! – ruggì estraendo lo spadone a due mani dall’alloggiamento dietro la schiena e piagandosi in avanti per reggere l’imminente scontro.
- Lo vedremo! – ruggì Roredrix, dando voce a tutta la sua rabbia liberando un grido al soffitto e stretta la sua fedele Thunderfury con la destra e lo scudo con la sinistra si avventò sul bersaglio seguito da Bryger e Hytujaram.  Il druido dai capelli azzurri, con a destra Anubis e a sinistra Zapotec, di corsa seguirono Roredrix e pochi metri dal bersaglio all’unisono spiccarono un balzo.  Il profumo di querce e del profondo sottobosco di Darnassus pervase per un attimo al sala centrale di Forte Tempesta e al posto dei tre elfi che avevano spiccato il balzo trovarono il suolo e lo scontro un orso bruno dai vistosi tatuaggi blu elettrici sulle spalle e due pantere, entrambe tatuate in modo simile.
- Sono pronto! – l’elfo del sangue descrisse un arco con il suo spadone a due mani per tenere a bada gli assalitori.   Roredrix portò lo scudo davanti al petto per parare il colpo, ma la potenza del fendente lo spostò comunque sulla destra, addosso al nano.  I due, a terra, vennero raggiunti da un calcio e rotolarono lontano.  La spada di Hytujaram raggiunse invece il bersaglio, o almeno quella fu la sensazione, perché con una torsione improvvisa del dorso, Thaladred puntò la spalla sinistra verso il guerriero e la spallina, che terminava con una piccola lama ricurva, parò il colpo in una pioggia di scintille incandescenti.  Hytu grugnì di rabbia per aver commesso un errore del genere, prima di essere centrato da un pugno in pieno viso.  Il guerriero arretrò prima di venir letteralmente travolto da Pioggia che con le fauci spalancate si avventò sull’elfo del sangue.  Anubis e Zapotec invece si allargarono sui fianchi pronti a azzannare il nemico, ma l’avversario non era uno sprovveduto: sfruttò la carica dell’orso dando l’impressione di venir sbilanciato, ma non appena il peso della bestia fu tutto su di lui si lasciò andare in una capriola e puntando entrambi i piedi sulla pancia esposta di Pioggia spinse strappando l’aria ai polmoni dell’elfo, prima di colpirlo sul muso con il pomello della spada e scagliarlo sulla sinistra.    Le pantere scattarono e affondarono i loro artigli nell’armatura del guerriero mentre Acqualung liberava la sua magia su Pioggia, rimarginando le sue ferite.
Una pioggia di frecce seguita da decine di piccoli globi violacei, scagliati da Shaday e Cassiopea, mutati in grossi umanoidi pennuti, si liberarono contro Thaladred, raggiungendolo alla schiena.  L’elfo non emise un gemito, si voltò verso il gruppo e quell’apertura gli fu fatale.  Roredrix e Bryger, di nuovo in piedi, lo raggiunsero al petto ed al costato.  Thunderfury penetrò l’armatura del gigantesco elfo del sangue ed affondò nelle sue carni, mentre la Mano di Ragnaross compresse le piastre del costato verso l’interno.  Thaladred gridò prima di venir sopraffatto da Pioggia che con una zampata gli restituì il colpo di poco prima, scagliandolo a terra. 
Hutyjaram si tolse l’elmo e lo gettò a terra, poi si asciugò il sangue che gli colava dal naso fratturato e fissando l’elfo del sangue a terra immobilizzato dalle due pantere, sollevò lo spadone a due mani sopra la testa e disgustato ruggì:
- Esecuzione! -

* * *

Il principe decaduto seguiva impassibile lo scontro, ma quando vide cadere Thaladred l’Oscuro, capì che non potevano perdere più tempo.
- Andate. – disse.
Il secondo guerriero dall’armatura vermiglia fissò con odio l’avversario che aveva sconfitto il suo compagno, quindi avvolto di un’aura dorata, lasciando la sua posizione, gridò puntando Hytujaram:
- Sangue al sangue! –
Un cerchiò color della neve descrisse strane rune sotto i piedi dei Templari Neri in combattimento, poi scariche di energia che Bryger conosceva bene strapparono ai guerrieri un grido di dolore.  Lord Sanguinar si avventò come una furia, piombando al centro del gruppo incurante della disparità numerica e cominciò a menare fendenti in tutte le direzioni scagliando i suoi avversari lontano da sé in un turbinio di colpi letali e terribili.
Ilaria, Lùce e Selune così come tutti gli altri sacerdoti e curatori, al di là dell’arte che praticavano, correvano contro il tempo per impedire il peggio.  Zigho, Kimmolauz e Silvèr di nuovo in piedi,  puntavano e scagliavano, ma era difficile agire senza correre il rischio di colpire i propri compagni.   Zaltar, invece, era incurante di questo problema: sapeva bene che in battaglia c’era sempre un prezzo da pagare. Così, dopo aver studiato i movimenti di Sanguinar per un po’, alzò le braccia al cielo puntando la sua spada corta e il libro degli incantesimi al soffitto e formulò un incantesimo.  Una pioggia sottile, ma sempre più insistente cominciò a scendere sopra il campo di battaglia, poi ogni goccia divenne una scheggia di ghiaccio.  La temperatura si abbassò improvvisamente.  Sanguinar ebbe un fremito, le schegge di giaccio si piantavano nella sua armatura come una pioggia di mille dardi e il freddo gli rendeva sempre più difficile muoversi con rapidità, ma anche Roredrix, Bryger e i druidi in corpo a corpo subirono lo stesso fato. In particolare pantere e orsi dovettero allontanarsi perchè nonostante la pelle resa impenetrabile dal sortilegio che aveva mutato il corpo in animale, la pioggia di giaccio ora più simile a tempesta, creava più problemi che benefici.
- Maledetto mago! – gridò Bryger centrato dall’ennesimo blocco di ghiaccio, ma prima che potesse aggiungere ulteriori improperi contro Zaltar, la pioggia di ghiaccio cessò improvvisamente. 
Il mago abbassò le braccia: non ricordava quale incantesimo stava lanciando…
Sceiren, compreso quale fosse il suo avversario, scomparve in una nuvola di energia arcana e ricomparve alla sinistra del gruppo impegnato nel combattimento e fissando l’elfa del sangue intenta a formulare il suo sortilegio impose a sua volta le mani su di lei, interrompendo il rituale. 
La consigliera Caperian, sorrise, abbandonò le braccia lungo i fianchi e lentamente iniziò a camminare verso l’elfo.  Sceiren, raccolta la sfida, fece altrettanto estraendo la sua fedele spada che liberò il suo inconfondibile canto nella sala, quando il metallo sfrecò contro il fodero che la custodiva, il canto di un ruscello: come se uno specchio fosse comparso dal nulla a destra e sinistra del mago, una due tre immagini speculari comparvero, ciascuna armata di spada, ciascuna con lo stesso sguardo e all’unisono tutti i maghi iniziarono a formulare il proprio incantesimo. 
Una pioggia di dardi incantati si liberarono dai quattro maghi e si scagliarono contro Caperian.  L’elfa del sangue riuscì a dissolverne alcuni, ma altri la centrarono aprendo squarci nella sua fine veste porpora ed ametista.  Ogni sfera di energia arcana lasciava lividi violacei sulla pelle bianca dell’elfa che, gemendo iniziò ad arretrare. Sceiren e le sue copie sorrisero prima di essere raggiunti da una freccia in pieno petto, una per ogni immagine, ed una per il mago originale.  I quattro maghi si portarono istintivamente le mani al petto, intorno alla freccia, poi tre di loro scomparvero, e il quarto si accasciò a terra.
Telonicus abbassò l’arco e una sinistra luce verdognola cominciò a sprigionarsi dagli incavi del suo elmo all’altezza degli occhi.
- Anar’alah Boreal… - sibilò
Non attese oltre: non appena l’immagine speculare di Sceiren scomparve lasciando campo libero sulla destra, Nadìr incoccò una freccia nera come la pece e puntò la maga alla gola: quello sarebbe stato l’ultimo incantesimo che avrebbe formulato!  La freccia lasciò la corda dell’arco dell’elfo e sibilando attraversò il campo di battaglia e raggiunse il bersaglio.
- I sindorei regneranno suprem…. –  parole le morirono in gola: Caperian strabuzzò gli occhi prima di cadere all’indietro, piombando ai piedi di Telonicus.

* * *

Albina avrebbe voluto avventarsi sugli avversari da tempo, ma Erebus aveva insistito che non lo facesse. Era strano quello che vedeva: perché il loro avversario non entrava in combattimento?  Così, mentre la battaglia infuriava, aveva creato una squadra al suo comando non direttamente impegnata nel combattimento, non ancora almeno: il fatto che Kalet’has non combattesse poteva significare solo una cosa: li stava studiando.  Erebus e Albina, e con loro Utet, Lore e July, oltre che, chiaramente alla incrollabile guardia del corpo dell’evocatore, Gengiskhan, si erano spostati di lato e osservavano l’evolversi degli eventi, pronti a entrare in combattimento al momento opportuno.
- Erebus, possiamo fare la differenza! Che cosa diavolo stiamo aspettando? – disse July piantando la sua mazza chiodata a terra.
- Non ancora… -
- E quando allora!? – poi vide Sceiren cadere.  Il nano fissò Erebus e per un attimo gli balenò l’idea di scaricarsi su di lui prima di soccorrere il compagno a terra, ma lo sguardo del capo spedizione non lasciavano spazio ad interpretazioni di alcun tipo: non avrebbe agito.  Frustrato come poche altre volte prima di allora, il nano scagliò ancora una volta la sua mazza a terra e tornò a fissare Kalet’has alle spalle di quel prisma rilucente dalle mille facce e nonostante volesse evitare quella riflessione, dovette ammettere che forse Erebus aveva ragione.

* * *

Dopo aver eliminato la minaccia rappresentata dallo stregone, Telonicus aveva individuato i suoi prossimi bersagli: Sanguinar se la sarebbe cavata da solo contro i guerrieri, almeno per un po’, ma non avrebbe avuto modo di resistere anche al fuoco degli arcieri.  Così incoccate due frecce, era scattato di lato per sfruttare l’effetto sorpresa, ma si rese conto quasi subito che la stessa analisi era stata evidentemente elaborata dai quattro elfi dall’altra parte della stanza.  Grugnendo per la disapprovazione, cambiò strategia, lasciò cadere al suolo le freccie che avrebbe voluto scagliare e compiendo una capriola evitò due colpi avvolti di energia arcana liberati dagli archi di due dei suoi avversari, poi si rimise in piedi e senza interrompere il movimento, compì una torsione del busto evitando la freccia dell’elfa; infine afferrò un nuovo dardo dalla propria faretra e scoccò in direzione dell’elfo dai lunghi capelli e sopracciglia blu notte.  La sua freccia incontrò quella dell’avversario esplodendo in una pioggia di schegge che investì i duellanti in corpo a corpo al centro della sala.
Zigho scattò sulla sinistra poco dopo, seguito da Silvèr, dalla parte opposta gli altri due arcieri, Kimmolauz e Yukina.   
- Movimento! – ordinò il capo dei cacciatori poi, afferrate tre frecce, si lasciò scivolare sulle ginocchia e le scagliò contemporaneamente verso il nemico all’altezza delle gambe.  Silvèr, nel frattempo, sfruttando la copertura del compagno e vista la carica del nemico, piazzò una trappola e, per mascherare le proprie intenzioni, scoccò un colpo avvolto di energia arcana, colpo evitato all’ultimo momento da Telonicus con un balzo in avanti degno delle pantere che accerchiavano Lord Sanguinar.   Non appena evitato il colpo dell’elfa, l’elfo del sangue aveva afferrato una freccia da un alloggiamento seminascosto poco sotto l’ascella sinistra.  L’armatura che lo proteggeva, del resto, era stata forgiata appositamente.  Telonicus aveva afferrato una freccia dalla semplice punta metallica e dall’asta di legno senza alcuna runa o ricamo.   Con una rapidità degna del combattente che era, aveva incoccato e puntato Zigho prima di cambiare bersaglio un attimo prima di lasciare la corda e, torcendo il busto, aveva puntato Yukina che nel frattempo lo stava raggiungendo alle spalle.  Il colpo sfiorò l’elmo di Roredrix e sibilando centrò Yukina in pieno sterno.   L’elfo cadde all’indietro, ma si rimise in piedi subito dopo.  L’armatura doveva aver fermato il dardo prima che raggiungesse la carne.  Si lasciò superare da Kimmolauz che per proteggerlo liberò una sventagliata di dardi verso l’avversario, si afferrò la freccia e la spezzò… quindi la vista gli venne meno ed un pulsante dolore prese a scorrere ad ondate in tutto il corpo.
- Veleno… - Yukina conosceva bene quella sensazione e sapeva di non poterci fare proprio niente.  Così lasciò cadere frettolosamente l’arco a terra e cominciò ad armeggiare con lo zaino.  Un’altra fitta gli fece perdere forza nelle gambe e cadde in ginocchio.  Davanti a lui Kimmolauz lo stava comprendo come poteva in campo aperto e, quindi, gli dava le spalle.  Era solo anche se nel cuore della battaglia.  Afferrò tremante un’ampolla lunga una diecina di centimetri dal liquido trasparente.  Doveva mandar giù il preparato prima che gli si intorpidissero anche le braccia.  Afferrò il tappo con i denti e lo sputò a terra, ma quando stava per portarsi alle labbra la fiala, l’ennesima fitta lo travolse.  Le dita si contrassero in preda ad uno spasmo incontrollabile e la fiala gli scivolò cadendo a terra e disperdendo il suo liquido sul prezioso pavimento dai mille colori sempre più confusi tra loro e quando anche il dolore cominciò a scemare, l’elfo comprese che il suo viaggio stava per volgere al termine.

* * *

Ilaria si era lanciata in mezzo alla mischia incurante delle possibili conseguenze, anche perché prima di iniziare a correre si era protetta con un potente scudo che avrebbe assorbito i colpi ricevuti, almeno i primi.  Così, evitando di frapporsi tra l’elfo del sangue dall’armatura vermiglia e i combattenti, aveva raggiunto Sceiren a terra.   L’elfo respirava, ma era incosciente.  Ilaria si guardò intorno: sapeva che Lùce e gli altri curatori non avrebbero retto da soli senza il suo supporto, non poteva perdere tempo, così pregò il Creatore di guidare la sua mano e liberò un lampo di luce divina che scosse l’elfo e rimarginò come avrebbe potuto il contatto con la fiamma la ferita intorno alla freccia.  Sceiren spalancò gli occhi bagnati di lacrime. Il dolore doveva essere fortissimo e Ilaria lo sapeva per questo, con entrambe le mani, lo aveva immobilizzato schiacciandolo a terra prima che riprendesse i sensi… del resto, nonostante avrebbe dovuto prima di iniziare la preghiera, non aveva avuto il tempo per estrarre la freccia. 
- Ce la fai a portarci lontani da qui? Sceiren! – disse la sacerdotessa afferrando il viso dell’elfo madido di sudore e bagnato di lacrime.
- Ce la fai?! – e liberò un altro lampo di energia per scuoterlo dal torpore provocato dallo shock di poco prima.
Due frecce sibilarono poco sopra la sua testa e Ilaria istintivamente si schiacciò contro Sceiren gridando per timore di essere centrata.
- Sceiren!! -
L’elfo chiuse gli occhi poi i due scomparvero in una nuvola di energia arcana per ricomparire poco distanti dal gruppo in attesa, accanto all’ingresso nella grande sala circolare.

* * *

La decina di frecce liberate da Zigho, davanti a lui, e da Kimmolauz, alle sue spalle, erano troppe e troppo veloci, anche per lui.  L’elfo del sangue ragionò velocemente e scelse di essere colpito alle spalle così, stretti i denti, sollevò con un balzo le ginocchia portandosele al petto lasciando passare sotto le frecce dell’elfo di fronte a sé, poi il dolore lo raggiunse in più punti alla schiena.  Telonicus perse l’equilibrio e cadde a terra.  Zigho non si lasciò sfuggire quell’occasione: con un salto lo raggiunse e afferrando l’arco alle estremità, lo usò a mo’ di asta, facendolo schizzare dal basso verso l’alto e centrando sotto il mento l’elfo del sangue.   Telonicus gridò per la prima volta, scagliato di fianco dal colpo dell’avversario che, senza perdere tempo, aveva riposto l’arco dietro la schiena ed aveva afferrato le due piccole asce dalla cintura.   L’elfo del sangue sapeva di essere sotto tiro alle spalle, doveva uscire da quella situazione in fretta e, individuato nell’elfa il bersaglio meno pericoloso, balzò in avanti verso di lei evitando ancora per un soffio i fendenti dell’elfo dai capelli bluastri di fronte a sé.  Silvèr guardò avvicinarsi l’elfo alto due metri senza difendersi, senza neppure alzare l’arco perché a differenza del nemico, lei sapeva!: mezzo metro prima di raggiungerla un lampo di luce biancastra esplose sotto i piedi dell’elfo del sangue, improvvisamente travolto da una folata di vento e neve, proveniente dal pavimento.  Del ghiaccio gli attanagliò i piedi, paralizzandolo e, come un rampicante impazzito, prese a salire lungo le gambe.
- Giocato dal trucco più semplice. – disse Silvèr prima di incoccare una freccia dall’asta coperta da decine di piume bianche.
Telonicus sorrise prima di essere centrato al petto dalla freccia dell’elfa e, alla schiena, dall’ennesima pioggia di dardi di Kimmolauz.


* * *

Lord Sanguinar era circondato e bersagliato da una pioggia di colpi inarrestabile, ma riusciva ogni volta e schivare all’ultimo secondo l’affondo letale, il morso che lo avrebbe sbilanciato, il fendente che avrebbe finito.   L’aura protettiva che aveva rilasciato prima dello scontro stava per esaurirsi e, con essa, ogni speranza di sopravvivere.  Il principe Kael’thas contava su di lui però, su di loro, i suoi consiglieri più fidati.  Lo aveva seguito da quando aveva lasciato Kalimdor, lo aveva seguito nelle inospitali Lande Esterne, aveva consolidato con lui il suo potere, aveva sempre partecipato ad ogni scontro, ad ogni battaglia, seguendo i suoi ordini, seguendo il suo volere e se la morte era l’ultimo avversario contro il quale si sarebbe dovuto abbattere per difendere il suo signore un’ultima volta, non si sarebbe tirato indietro.  Una spada lo centrò al costato, non aveva più tempo: così afferrò anche con la sinistra la sua spada e facendo leva allontanò gli avversari che aveva di fronte di qualche passo.   Sapeva che avrebbero sfruttato la distanza per caricarlo e quello sarebbe stato l’ultimo assalto.  Gonfiò i polmoni e pregò il Creatore affinchè gli conferisse potere.  Pregò il suo principe, il suo signore affinchè assistesse al suo ultimo attacco e così accadde: Sanguinar liberò l’ultimo grido, un ruggito permeato dell’ira più profonda, l’ira che provava in quel momento, la rabbia del fallimento perché sapeva che era ormai sconfitto.  L’onda d’urto travolse i Templari Neri in carica scalgiandoli a terra e lasciandoli intontiti.   Un sibilo prese il posto del tuono liberato dal paladino che sfruttando quegli istanti di confusione, si avventò contro le pantere centrandole entrambe con un solo fendente, poi si voltò di colpo e lanciò la spada contro l’orso centrandolo in pieno petto fino all’elsa.  In uno sbuffo di vapore verde, Pioggia riprese le sembianze di elfo e portandosi le mani al petto, si spense in una pozza di sangue. 
Sanguinar si voltò in preda ad una frenesia incontenibile verso Hytujaram e lo afferrò per il collo, prima di ritrovarsi improvvisamente a terra con la gamba destra fratturata.  Bryger incombeva su di lui stringendo con entrambe le mani l’impugnatura della sua arma prediletta, prima di calarla e porre fine allo scontro.


"Spesso gli incantesimi più semplici nascondono le sorprese più grandi" - Sceiren

Shockwave

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Re: Stelle Cadenti XXXIX - 28: Immortali! (prima parte)
« Risposta #1 il: Maggio 13, 2011, 06:10:51 pm »
Grandissimo Pietro!!!  :bow: