Autore Topic: Stelle Cadenti X: 10 - Passo Mortevento (prima parte)  (Letto 951 volte)

Sceiren

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Stelle Cadenti X: 10 - Passo Mortevento (prima parte)
« il: Luglio 11, 2010, 06:44:34 pm »
10
Passo Mortevento

Le fauci del drago si serrarono e la gigantesca creatura color dell'ebano arretrò.  Il petto del drago si gonfiò improvvisamente poi un'ondata di fiamme impalpabili come l'ombra ma calde come l'inferno esplose dal muso spalancato della bestia investendolo.   Le grida, le sue, poi quelle di tutti gli altri.  Provò a proteggersi dalla fiammata col braccio, ma il calore lo travolse.  Serrò la mascella ancora una volta prima di cadere a terra.  Le mani sulla faccia in fiamme.  Poi ancora urla.
Wayscraper si svegliò di soprassalto completamente bagnato di sudore. La destra sul suo viso deturpato.  Ancora sentiva le grida nella testa, parevano non finire mai. Un incubo che proseguiva anche da sveglio.  Ebonroc lo aveva marchiato a fuoco e nessuna cura al mondo avrebbe potuto cicatrizzare quella ferita.  Il guerriero scosse il capo, non riusciva ancora a svegliarsi del tutto.  Sentiva il dolore, sentiva la puzza di carne bruciata, la sua, sentiva le urla di dolore dei suoi amici miste alle proprie… urla che riecheggiavano nella testa, nella stanza, ovunque… urla che non volevano cessare.  Con una mano tremante Waysacraper afferrò il lenzuolo e accennò ad alzarsi, prima che la porta della stanza assegnatogli non fu quasi divelta per l'impeto con cui fu spalancata e scagliata contro il muro.
- Way! Muoviti! Che diavolo stai facendo ancora lì! Siamo sotto attacco! Erebus ci aspetta al piano di sotto! -
- Attacco? - Il guerriero abbassò gli occhi a terra: le grida che sentiva venivano da fuori.  Grida di rabbia, grida di dolore.

- Avanzate! Non fateli passare! - gridò Lady Althea in groppa al suo bianco destriero con la spada alzata verso una luna bianca come le ossa delle decine di scheletri che avevano improvvisamente attaccato la città.  Erano giunti in massa falciando chiunque sul loro cammino.  I guardiani del crepuscolo avevano ribaltato i carri per formare una difesa dall'assalto dei non morti che incuranti della pioggia di dardi di balestra e frecce infuocate che pioveva su diloro, continuavano ad avanzare, inesorabili.
Erebus sgranò gli occhi di fronte a quello spettacolo inatteso.
- Rore, Ilaria, Wildhoney ed io sulla destra.  Yukina, Wayscraper, Bryger e Lùce, sulla sinistra. Copriamo i Guardiani del Crepuscolo! - i Templari Neri si schierarono secondo gli ordini del loro comandante.  Le frecce di Yukina e Wildhoney si moltiplicarono grazie al loro incantesimo piovendo contro gli scheletri centrandolo in più punti, ma non producendo effetti significativi. 
- Inutili. - ringhiò Wildhoney, prima di ordinare al suo cinghiale da guerra di caricare un non-morto che stava per prendere alle spalle guardiano Corwin, impegnato a fronteggiare un gigantesco non-morto con elmo e armatura.
Roredrix, presa la sua fedele arma Thunderfury, urlando tutta la sua rabbia, si scagliò nella mischia falciando i non-morti che gli arrivavano a tiro.
- Fuoco contro quegli Orrori! - ordinò la comandante dei guardiani del crepuscolo.  Erebus comprendendo la minaccia formulò un'evocazione e richiamò il suo demonietto del fuoco dall'abisso da cui proveniva. 
- Attacca i non-morti! - ordinò.  Il demonietto sbuffando zolfo cominciò a saltellare prima di lanciare palle di fuoco giallo contro le creature, seguito dalle sfere d'ombra dell'evocatore.
La pioggia di dardi e gli incantesimi scagliati contro la pattuglia composta da dodici scheletri guerrieri armati di tutto punto ebbe successo abbattendone la metà e mutilandone il resto.  Bryger pregò il Creatore prima di caricare a testa bassa i restanti e consacrando il terreno sotto i loro piedi, li attirò a sè per poi frantumarli colpendoli a raffica con la sua arma prediletta, la leggendaria mazza "Mano di Ragnaross". 
Lady Althea sorrise: la difesa reggeva, poi la terra prese a tremare.  Il Cavallo si impennò spaventato e la costrinse ad arretrare.  Decine di mani scarnificate presero ad uscire dal terreno dalla parte opposta, ai lati della taverna.  Uno zombie, due, dieci emersero dal terreno e lentamente, con le braccia protese verso le truppe di Darkshire, presero ad avanzare.
Althea estrasse entrambe le sua spade lunghe e con un balzo saltò da cavallo per atterrare di fronte alle creature.
- Fatevi avanti, maledetti! - poi mosse la sinistra e la destra in una letale danza di morte e prese a falciare gli arti dei non morti.
- Accerchiati! - urlò Ilaria vista la situazione e abbandonando la posizione corse in soccorso della reggente.  Roredrix colpiva fianco a a fianco a guardiano Callahan in preda ad una frenesia incontenibile.  Più volte il guerriero lo aveva spinto evitando un affondo letale per il guardiano.
- Torna nella fossa! - urlava il guardiano con gli occhi sbarrati mentre calava la sua spada lunga sulla testa del prossimo scheletro. 
Wildhoney si guardava intorno cercando di capire come rendersi più utile, quando colse l'attacco alle spalle. Zombie.  Meno resistenti degli scheletri alle sue frecce.  Sorrise, ma per poco: Una trappola. Non era normale.  Poi la donna che da sola fronteggiava decine di non-morti.
- Yuki! Con me! -
E voltandosi prese a correre verso la reggente.

Le orde di non-morti cadevano non senza portare nell'oltretomba anche valorosi guardiani.  Lùce, si era trattenuta più di un'occasione dall'attaccare come il suo passato le aveva insegnato invece che curare, proteggere, evitare il peggio.  Sentiva la rabbia arderle il petto, ma Ilaria aveva ragione e la rabbia non doveva generare odio, ma amore.  Così imponeva le mani curando a distanza i guerrieri che fronteggiavano quella terribile minaccia, ma non sempre le sua mani arrivavano in tempo e le spade arrugginite degli scheletri o le lame affilate degli Orrori avevano trovato il cuore di più di un guardiano. Lùce voleva avventarsi su di loro più di ogni altra cosa, ma si asciugò il sudore e con la mano tremante dallo sforzo, si scagliò sull'ennesima vittima di quella assurda battaglia.  Prese una benda e gli tamponò una ferita, quando tonfi sordi e poderosi fecero vibrare il terreno tutto intorno a lei.  La sacerdotessa alzò di scatto il capo e lo vide: avanzare come una valanga, travolgendo anche le armate non-morte di cui evidentemente faceva parte, una mano alzata con una mannaia lurida e incrostata di sangue rappreso, una con una catena dagli anelli grossi e pesanti, la terza, cucita dietro la schiena, armata di una falce. Due metri e mezzo di carne con grossi passi caricava nella sua direzione.
- Abominio. - sussurrò la sacerdotessa vedendo in esso la sua morte. 
L'abominio fece roteare la catena sopra la sua testa prima di ruggire aprendo la sua bocca abnorme cucita quasi fosse una enorme bambola di carne e sangue.  La catena descrisse un ampio arco sopra la sua testa poi si scagliò contro un guardiano che fronteggiava due scheletri frantumando le ossa di morti e vivi e lanciando l'uomo con la colonna vertebrale ormai spezzata contro i muri di una abitazione.  Poi avanzò, di un passo schiacciando due scheletri e si preparò a calare la sua mannaia su Lùce che gridando dallo sforzo tentava di trascinare il ferito al sicuro.  Bryger e Wayscraper erano lontani, Yukina, Ilaria e Wildhoney fuori dal suo campo visivo, Roredrix nella mischia. Era sola.  Chiuse gli occhi e lanciò uno scudo sul ferito che prese a brillare di una luce dorata: prima la sua missione, poi la sua incolumità, ed attese l'impatto… che non arrivò.  Un'ombra mobile descritta dalle decine di torce dei guardiani del crepuscolo la superò ed una creatura alata atterrà proprio tra lei e l'abominio.  Lùce sgranò gli occhi: era un demone.  Le ali da pipistrello, le corna, la pelle spessa e vermiglia, la mazza chiodata che penzolava a terra non lasciavano dubbi. 
Il demone gridò la sua sfida all'abominio che prese a far ruotare la catena sopra la sua testa. 
- Via! - gridò Roredrix afferrando rudemente per un braccio Lùce e costringendola ad alzarsi. - Ci penso io a lui, proteggi te stessa prima! -
- Demone! - gridò Lùce.
- Non chiederti chi sia, è dei nostri però e questo mi basta! Ora va! - e sorridendo il guerriero si caricò il ferito prima di arretrare dando le spalle alle spalle della creatura dell'abisso.

Le frecce colpirono gli zombie aprendo grossi squarci nelle loro carni.  Lady Althea affondò entrambe le spadee nel petto dell'ennesima creatura che si afflosciò con un gemito per non rialzarsi. La guerriera si appoggiò alle lame prima di voltarsi in direzione del gigante non-morto. 
- Stiches. Maledetto bastardo. -
Si rimise in piedi ringraziando con un cenno del capo Ilaria e i due cacciatori alle sue spalle per il supporto, quando dei rumori dalla taverna alle sue spalle attirarono la sua attenzione.  Urla di dolore, poi silenzio e ancora piatti infranti.  La vice comandante prese la rincorsa e con un salto, proteggendosi il viso con le spade, irruppe nella taverna da una finestra laterale.  All'interno due corpi, il cuoco e il locandiere, e la devastazione.  Althea si avvicinò lentamente alla cucina da dove provenivano i rumori avvertiti da fuori e con un calcio scardinò la porta prima di lanciarsi urlando nella stanza.  Dentro quattro zombie meno malridotti di quelli affrontati.  I due più esterni si frapposero tra la combattente e gli altri due non-morti che, incuranti della visita, proseguivano nella loro opera: aprivano le botti e otri e vomitavano al loro interno una poltiglia nera come la pece.  Althea sgranò gli occhi in preda ad un rabbia mai provata: stavano contaminando le loro riserve!  Urlando si avventò contro i due zombie e con una serie ci fendenti tagliò loro le braccia prima di affondare le spade la prima all'altezza del collo la seconda in un occhio della creatura.  Urlò e con una torsione dei polsi strappò entrambe le teste delle creature contemporaneamente.  Gli altri due non-morti parevano non essersi accorti di lei e caddero senza neppure opporre resistenza.  Il loro scopo, del resto, era stato già più che raggiunto.

Il demone afferrò con la sinistra la catena che l'abominio gli aveva scagliato contro ed afferrandola la tirò a sè, poi calò la mazza sulla spalla aprendo una grossa ferita.  L'abominio lasciò cadere la falce e la mannaia con le due grosse mani libere afferrò il demone per le ali e lo sollevò prima di ruzzolare con esso a terra.  Il tonfo fu terribile.  Erebus lanciava le sua maledizioni contro i non-morti senza sosta, protetto dal suo demonietto che a sua volta elargiva fuoco e zolfo, poi i suoi occhi si fermarono su quel ragazzo armato di sola torcia che, spalle al muro, ormai non aveva più alcuno scampo. 
- Nooo! - gridò e senza curarsi di dare le spalle al nemico cominciò a correre.  Il ragazzo agitò in preda al panico la torcia di fronte ad un grosso Orrore che per nulla impressionato lo fissò con le sue orbite scure prima di sollevare il grosso spadone a due mani sopra la testa.  Gli occhi del ragazzo cercarono disperatamente l'aiuto di qualcuno ed incrociarono per un attimo quelli dell'evocatore che correva nella sua direzione.  Le labbra si aprirono, per chiedere aiuto, ma lo spadone dello scheletro guerriero calò su di lui prima che avesse il tempo di dire qualunque cosa. Un fiotto di sangue colpì l'evocatore in pieno volto.  Tardi.  Di nuovo.
Erebus impose le mani sul non morto e lanciò ogni maledizione che conosceva, ma lo scheletro si voltò di scatto centrandolo in pieno viso e facendolo ruzzolare a terra privo di sensi.  Poi avanzò per finire la sua vittima, senza sapere che la vittima sacrificale era lui: le maledizioni lo finirono e le ossa esplosero una dopo l'altra lasciando solo brandelli di armatura fumante al posto della creatura.

Una donna, frattanto, spiccava su una luna color latte da sopra il tetto del palazzo del governo di Darkshire e fissava estasiata la sua ultima evocazione duellare con il non-morto più grosso e possente dell'intera battaglia.  L'evocatrice sorrise ancora prima di scagliare una sfera di fuoco contro un gruppo di zombie che stava provenendo da sinistra, incenerendoli.  Era il momento di scendere e prendere parte ai giochi.

- Avanti! Guardiani del Crepuscolo! - urlò Althea di nuovo in sella sl suo destriero prima di lanciarsi al galoppo contro un gruppetto di scheletri sul lato destro della piazza, poi accadde qualcosa che lasciò basita la guerriera per la seconda volta. I non-morti si ritirarono.  Stiches afferrò per le corna il demone e con un calcio lo scagliò lontano da sè prima di prendere a correre verso la foresta in direzione di Colle Corvo così come tutti gli altri non-morti rimasti.  Le grida di vittoria si alzarono dal campo di battaglia verso un cielo terso punteggiato di stelle.  Althea seguì con lo sguardo i non-morti, ma non esultò.   Roredirx si appoggiò alla sua thunderfury e lasciò che il sudore gli colasse dalla fronte.  Era esausto.  Il respiro affannato, le gambe tremanti dalla stanchezza.
- Finita. - poi i suoi occhi stanchi si inchiodarono su una spada che riconobbe.  Roredrix ripose Thunderfury nel fodero dietro la schiena e si avvicinò all'arma.  A terra un'orgia di ossa, corpi, frammenti di carri ormai fatti a brandelli.  Il guerriero si voltò l'arma tra le mani.  Era la spada di Corwin.  Cominciò a cercare il vecchio guardiano freneticamente e lo trovò, con la schiena appoggiata alla fontana, miracolosamente rimasta intatta.
- Ilaria! - gridò Roredrix inginocchiandosi di fianco al vecchio guerriero, ma dopo un attimo Roredrix capì che era tardi.  Il guardiano Corwin era spirato tempo prima. 
- Riposa in pace, vecchio soldato. - disse Roredrix rialzandosi. 

* * *


"Spesso gli incantesimi più semplici nascondono le sorprese più grandi" - Sceiren