Autore Topic: Stelle cadenti XV - 13: Spettri (seconda parte)  (Letto 1029 volte)

Sceiren

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Stelle cadenti XV - 13: Spettri (seconda parte)
« il: Agosto 03, 2010, 12:55:55 pm »
(seconda parte)

Una sala di pari grandezza e di pari sfarso si apriva davanti agli occhi di Roredrix e di tutti quelli che lo seguivano.  La luce della luna, tinta di rosso dopo essere passata dai vetri colorati a destra e sinistra della parete opposta alla porta, colorava di rubino lo splendido marmo del pavimento.  Quattro enormi tavolate erano apparecchiate al centro della sala, due di rimpetto ai due rosoni e due parallele, ma sulla parete opposta.  Ogni tavola era apparecchiata di tutto punto: tovaglia di lino ricamata, candelabri accesi, calici d'oro e piatti da portata d'argento, così come d'argento le posate, diligentemete piazzate e pronte per essere impugnate. Al centro di ogni tavolo, due porchette intere e ancora da avviare e brocche di porcellana finemente lavorata e piccole pagnotte di diverse forme e colori.
Tutto intorno, raffinate sedie in radica di noce dai soffici cuscini di raso rosso.   Il tutto appoggiato sopra a tappeti dai mille intrecci cobalto e oro.  Infine, tra le due vetrate, stretta nell'abbraccio di due gruppi di alte e spesse colonne di marmo blu venato di rosa, in cima ad una nicchia rialzata rispetto alla sala per quattro larghi scalini, un tavolo più piccolo, anch'esso con la sua portata di carne, ancora da iniziare e cinque sedie, ancora più ricche e sfrazose, due su ogni lato ed una, simile ad un trono, a capotavola, di rimetto alla sala.
E poi gli spettri.
Decine di spettri intenti a prendere posto, sorridersi a vicenda, discorrere su questioni legate al passato, questioni legate al tempo in cui trapassarono.  Le dame si avvicinavano al tavoli, attendevano che i servitori accostassero la poltrona, e prendevano posto.  Un servitore, comparve dal nulla sulla pedana tenendo ben in alto sopra la testa un vassoio con tre calici di cristallo. Rimase immobile per un attimo fissando il vuoto in direzione del piccolo trono, poi, messo a fuoco cosa doveva fare, scese di corsa i quattro gradini, attraversò con un sorriso la sala e, puntò il gruppo.
- Fatelo passare! - sussurrò Wildhoney facendosi da parte.
Il gruppo si aprì lasciando libere le scale.  Il servitore saettò in mezzo a loro non vedendoli neppure, quindi scese rapidamente gli scalini e raggiunse il piano di sotto.
- Non vedo ingressi, porte o tendaggi e non penso che l'accesso ai livelli superiori sia ricercabile oltre le finestre... Erebus, sei assolutamente sicuro che sia la stada giusta? - chiese il guerriero appoggiandosi alla spada per riprendere fiato e fissando l'amico Wayscraper.
- Un'altra strada? - chiese Bryger.
- Non che io sappia...- disse Erebus grattandosi la testa imbarazzato.
- Attenzione! Ecco che ne arriva un altro! - disse Bryger schiacciandosi contro la parete.
Un secondo spettro, sempre col suo immancabile vassoio con quattro calici di cristallo colmi di vino rosato, scese i gradini della pedana in fondo alla sala, e ansimando si precipitò nella direzione dei Templari Neri, li superò, e scese al piano di sotto.
- Ma come sarebbe a dire? Scusa, ma la tua "fonte" non ti ha anche detto dove andare? Cosa dovremmo fare? Radere al suolo la torre per trovare quel libro? - Bryger infuriato voltò le spalle alla sala fissando la scalinata che portava al piano di sotto.
- Va bene, posso essermi sbagliato! Infondo non è che io ci sia mai stato qui! -
- Sì, ma sei il capospedizione comunque... - sottolineò Albina sorridendo e fissando con due occhi spiritati più del solito il compagno evocatore.
- Stiamo perdendo tempo senza ottenere nulla, iniziò Lùce, mentre la soluzione è a portata: questa stanza è un vicolo cieco, torniamo indietro e prendiamo l'altro accesso. Erebus ha sempre detto che si deve salire, mai per quale strada, direi che non ha senso giudicarlo per una "piccola" imprecisione". - Ilaria fissò la sorridente Lùce con soddisfazione.  Stava imparando, poi il viso della sacerdotessa ebbe un fremito e il sorriso le morì sulle labbra. Lùce sbiancò.
- Che succede? - chiese Ilaria allarmata.
- Avete sentito? -
- Cosa? Io non ho sentito nulla. - continuò la consorella.  Lùce si guardava intorno spaesata, concentrandosi per mettere a fuoco quel suono, più simile ad una sillaba, che come portata dal vento, l'aveva turbata poco prima.
- Cosa hai sentito di preciso? - disse Roredrix con voce calda cingendo con un braccio la sacerdotessa con fare protettivo.
- Era come un sussurro... - disse Lùce continuando a concentrarsi, prima che il sussurro fosse udibile a tutti:
- iiiiii....oooooo -
- Va bene, riconosco che hai il miglior udito di tutti... ma che significa? - disse Wildhoney mascerando una crescente angoscia.
Un altro spettro comparve al solito posto con due vassoi colmi di calici.  Attese un istante per iniziare a correre in direzione delle scale per il piano di sotto.  Come sempre superò il gruppo e scomparve.
- Non so voi, ma comincia a starmi stretta questa sala... - disse Wayscraper grattandosi la gota ustionata.
- Viiiiiiinooooooooo - la voce di donna sibilò portata da un vento innaturale dalle spalle del gruppo, dalla scala che avevano appena superato.  Lùce si irrigidì e si voltò verso la scala.
- Vino!!! - questa volta un grido di tre, forse quattro voci.
- Va bene. Direi che è proprio il momento di andare! - disse Roredrix scendendo i primi gradini.
Raggiunto il pianerottolo che dava sulla sala da ballo, il guerriero rimase interdetto: là dove avevano dissolto i due spettri vi erano i tre servitori con i loro vassoi e i calici di vino ancora pieni che si guardavano l'un l'altro, evidentemente non sapendo cosa fare.  La musica, proseguiva, ma una diecina di nobili avevano spesso di ballare e fissavano con le loro orbine vuote i camerieri impacciati.
- Dissolvere quei due forse non è stata una idea del tutto saggia... - disse Yukina incoccando una freccia.
- No, infatti. - Roredrix studiava la stanza.  Avrebbe caricato i tre spettri colpendoli con la sua arma, poi avrebbe puntato al centro della sala attirando più spettri possibile su di sè per permettere al gruppo di scendere le scale e disporsi.  Sarebbe stato uno scontro duro, ma gestibile tutto sommato.  Quei fantasmi non erano armati e anche se pericolosi, non sembravano letali. 
- Ma che succede là sotto! Possibile che non sappiate ubbidire a così semplici ordinativi! -
Era un tuono, era possente, era alle loro spalle.
Bryger, sempre a copertura, si voltò di scatto in direzione della sala da pranzo.  Sulla pedana, in cima agli scalini, in piedi a capo tavola, circondato da due nobili e le loro dame, un non-morto, non un fantasma, quanto piuttosto uno zombie.  I suoi abiti erano strappati e marciti in più punti, ciò nondimento erano abiti costosi e raffinati, di classe.  Il non-morto si passò una mano tra i radi capelli, mostrando parte del cranio bianchiccio, quindi fece un inchino ai suoi ospiti e a larghe falcate scese verso il refettorio.
- Credo che abbiamo problemi qui... - disse il nano strattonando per il mantello Wildhoney.
- Un semplice ordine! Possibile essere così inutili! - ringhiò lo zombie avvicinandosi ad un cameriere spettrale con un vassoio in mano.
- Chiedo venia, signor Moroes, è solo che... -
- Niente scuse! Porta da bere di sotto, subito! - e indicò le scale con un lungo dito ossuto.
Il cameriere fece un inchino quindi scappò di corsa verso la sala da ballo.
- Fate largo! - disse Wildhoney appiattendosi contro la parete imitato da tutti gli altri.  Lo spettro passò diritto, senza neppure vedere i visitatori, quindi si bloccò con i suoi tre colleghi.
- Way, meglio se vieni qui sopra... - disse Yukina incoccando la seconda freccia.  Il cinghiale da guerra di Wildhoney iniziò a grugnire la sua disapprovazione, mentre la pantera dell'altro cacciatore agitava nervosamente la coda.
- Vinooooo!! - chiesero a gran voce dal piano di sotto.  La musica si interruppe.
Moroes si voltò per tornare al tavolo con i suoi ospiti, quindi si fermò.
- Non ci credo, non è possibile.  Qui serve una lezione. - mise mani alla cintura e estrasse due pugnali rosso sangue e voltandosi puntò alla scala.
- Way... -
Il guerriero spintonò Albina e raggiunse Bryger in coda alla fila.
Moroes, come gli altri spettri, sembrava non vederli, almeno all'inizio.
- Hmm... visitatori non annunciati, i preparativi devono essere completati! -
Wayscraper venne avvolto da uno scudo dorato poi le lame di Moroes impattatorono sullo scudo del guerriero.

* * *

Wildhnoney scoccò due frecce verso lo zombie, poi incoccò un'altra freccia e la scagliò contro le decine di spettri che dalla sala da pranzo li stavano per raggiungere.
- Non possiamo resistere! Sono troppi! - gridò Yukina facendo altrettanto.
Albina cominciò a salmodiare una nenia di invocazione, quindi una puzza di zolfo esplose intorno a lei e in una nube di fumo emerse una gigantesca figura umanoide armata di ascia e pesantemente corazzata.  La guardia dannata fissò con odio l'evocatrice che di rimando le mandò un bacio, quindi le ordinò di attaccare gli spettri della sala da ballo che li stavano caricando in massa.
- Siamo circondati! Dobbiamo fare irruzione nella sala! - gridò Roredrix.
Il gruppo, seguendo il guerriero che a colpi di spada si faceva strada, entrò nella sala disponendosi e iniziando a combattere, mentre alle spalle Wayscraper e Bryger tentavano di arginare le molteplici presenze, sempre più incalzanti.
Moroes era combattente formidabile, colpiva con una rapidità sconertante, penetrando più volte le difese di Wayscraper e affondando le sue lame incandescenti nelle sue carni. 
Lùce iniziò una lunga preghiera indicando Wayscraper quindi impose le mani e un grosso squarcio sul fianco sinistro del guerriero ebbe un sussulto, prima di rimarginarsi quasi completamente.
- Ben fatto, sacerdotessa! - disse Shockwave prima di iniziare a sputare sangue.
Lùce si voltò verso il paladino e provò ad arrestare la sua emorragia, ma constatò con orrore che non ci riusciva, poteva solo rallentare l'emorragia, ma non fermarla.
- Odio... i... non-morti, deve essere lui. - disse il paladino piegato dai conati.
Moroes sorrise e facendo andare a vuoto un'assalto della pantera di Yukina, scomparve nel nulla lasciando che le decine di non-morti alle sue spalle travolgessero la pantera, prima, e Wayscraper, dopo.

Wayscraper fronteggiava stoico la calca dei non-morti, con uan rabbia incontrollata.  Ad ogni colpo dissolveva una presenza, ma erano troppi, davvero troppi. 
Sotto la situazione non era migliore: se da un lato la sala permetteva maggiore libertà di movimento al guerriero, il non essere in una sorta di imbuto lo esponeva agli attacchi di decine di spettri contemporaneamente.
- Concentratevi sui non-morti alle sua spalle! - ordinava Erebus scagliando sfere d'ombra contro l'ennesima dama.
La creatura evocata da Albina falciava con la sua ascia bipenne qualunque cosa gli passasse davanti, supportata dalle sfere di fuoco e zolfo del demonietto dell'altro evocatore.
Wildhoney strinse i denti e, afferrato il suo cinghiale, poco prima di essere raggiunto dagli spettri, spicchò un balzo all'indetro, superò il nano, l'altro cacciatore e i due curatori a terra per piombare sulle scale e cadendo rovinosamente.
- Pessimo atterraggio, comunque.  Venite via! -
Lùce aiutò Shockwave ad alzarsi mentre Wayscraper cominciava ad accusare pesantemente i colpi degli spettri, arretrando gradino dopo gradino e, non appena con la coda dell'occhio vide che dietro di sè non vi era più nessuno, fece forza con entrambe le braccia sullo scudo e, gridando, scagliò via i non-morti da sè, il tempo necessario per voltarsi, senza essere bersagliato di colpi, e precipitarsi al piano di sotto.
Il fiume di spettri irruppe al piano di sotto e la sala da ballo divenne un campo da battaglia avvolto nel caos.  Frecce, incantesimi e scintille ovunque.  Una lotta per la sopravvivenza, nulla di più.
L'elfo dai capelli d'argento, seguito dal suo fedele cinghiale, dopo aver trovato riparo sotto ad un tavolo, non appena gli spettri della sala da pranzo avevano finito di riversarsi di sotto, era tornato sulle scale, per avere una miglior linea di tiro.  La corda formata da rampicanti del suo Lock'Delar si tendeva e scattava continuamente e le frecce, moltiplicate dalla magia, colpivano i loro bersagli, rallentandone alcuni, dissolvendone altri. 
- Come mai uno dei miei osciti non prende parte alle danze!? - Moroes ricomparve alle spalle dell'elfo inaspettatamente.  Boaromir lo caricò per difendere il padrone, ma centrò il muro, tuttavia per spostarsi Moroes aveva perso attimi preziosi che l'elfo non si lasciò sfuggire.  Wildhoney saltò verso la sala, torse il busto mentre cadeva e scoccò una freccia avvolta da un'aura di magia arcana che centrò in pieno petto il maggiordomo della torre bianca, scagliandolo contro il muro.
Moroes gridò quindi si rimise in piedi e di corsa, puntò Wildhoney.
L'elfo ripose l'arco dietro la schiena ed, estratte le sue asce dalla cintura, iniziò a difendersi.  Moroes era uno spadaccino eccezionale e dopo un paio di affondi la sua superiorità fu ben chiara all'elfo.  Doveva prendere tempo.
Con l'ennesimo balzo si allontanò di qualche metro dal suo avversario quindi, evitando uno spettro e dando una spallata a Erebus, iniziò a correre seguito dal cinghiale verso la parete opposta.
- Aiuto! - urlò, ma le grida della battaglia coprirono la sua richiesta di soccorso.  Moroes scomparve di nuovo, ma Wildhoney sapeva che non poteva essere lontano.

* * *

Una volta il suo mentore gli parlò del panico: lo paragonò alle nuvole scure cariche di pioggia che, coprendo la luce del sole o della luna, rendono sempre più difficoltoso camminare nei boschi fino a quando, anche un sentiero conosciuto, diventa ricco di insideie pericoli.
Wildhoney non aveva prestato ascolto, allora, alle lezioni di Zigho, ma ora, braccato, in una torre infestata, aveva perso ogni congnizione di dove fosse, di quante stanze avesse attraversato, di quante scale superate, di quanti spettri allertati col suo passaggio.
Aveva sempre la sensazione di avvertire la puzza delle ossa in decomposizione del suo inseguitore e così non si fermava, in preda al terrore di essere raggiunto.
L'elfo superò un lungo corridoio con grossi lampadari di cristallo dorato, a stento registrò con la coda dell'occhio l'imponente umanoide di marmo che lo fissava dall'alto dei suoi due metri e mezzo, neppure si rese conto di essersi ritrovato in un teatro, intento com'era a guardarsi indietro. 
L'elfo spalancò una porta, la superò e se la chiuse alle spalle, poi prese fiato. I sospiri degli spettri lo circondavano, li sentiva tutti intorno a sè, come un tanfo che non riusciva a strapparsi via.  Così riprese a correre col cuore che gli martellava nel petto.  Un'altra occhiata alle spalle, Moroes poteva essere dietro ogni colonna, dietro ogni angolo, dietro ad ogni ombra.  I suoni della battaglia erano un ricordo ed ora solo i suoi passi, ovattati, attutiti dai tappeti color cremisi adagiati sul marmo del pavimento gli facevano compagnia.
Boaromir, con la lingua di fuori, continuava a seguirlo esausto e solo quando gli occhi del cacciatore si incrociarono con quelli del suo compagno di avventura, un barlume di razionalità tornò a farsi sentire.  L'elfo si fermò a riprendere fiato.
- Una sola regola..., sussurrò al compagno, una sola regola mi sono dato da quando ho lasciato Darnassus... una... -
Riprese la sua corsa indiavolata lungo il corridoio.

"Spesso gli incantesimi più semplici nascondono le sorprese più grandi" - Sceiren