Autore Topic: Stelle Cadenti XXV - 20: Templari Neri  (Letto 2502 volte)

Sceiren

  • GM Rising Dradis Echoes
  • Epico
  • ***
  • Post: 8031
  • Karma: -17
  • Chi sono dei due? :D
    • Mai dire di no al panda!
Stelle Cadenti XXV - 20: Templari Neri
« il: Dicembre 09, 2010, 10:38:43 am »
A tutti noi!

20
Templari Neri!


   Il ragazzo afferrò frettolosamente i pantaloni e se li infilò, poi si risedette sul letto e cominciò ad armeggiare con uno stivale.
- Lo sapevo, lo sapevo! -
Si passò una mano tra i capelli biondi, quindi con un paio di strattoni calò il piede fino in fondo e ne mosse le dita per adattarsi allo stivale.
- E ora l’altro dove si trova, dov’è? -
Spostò il lenzuolo e guardò sotto al letto, ma dello stivale nessuna traccia, quindi si rimise a sedere su quel morbido materasso.
- Andiamo Black, non venirmi a dire che hai un ripensamento…? –
Il ragazzo arrestò la sua corsa e si voltò lentamente verso la figura alle sue spalle, ancora protetta dal leggero lenzuolo bianco.  Le sue morbide curve creavano un susseguirsi di colline e pianure che il giovane avrebbe volentieri tornato ad esplorare.
- Ripensamenti?, e fece scivolare la mano sulla pelle fresca della ragazza, affronterei le fiamme di Molten Core nudo senza alcun ripensamento, per te. -
La ragazza lo fissò per un attimo quindi trattenendo il lenzuolo sul petto si alzò e lo baciò.
- Cominciavo a pensare che avessi cambiato idea su quello che ci siamo raccontati l’altra notte… -
Blackill sorrise fissando gli occhi eterei della sua compagna, quindi avvicinò le labbra al suo orecchio destro e le sussurrò dolcemente:
- Sarai la prima che mi vedrà una volta tornato a Shattrath, te lo prometto. -
- Me lo auguro per te, sai, ho tanti altri “bocconcini” per te qui sotto. – disse con tono suadente che non lasciava spazio a repliche la ragazza.
- Senti, davvero, hai visto il mio stivale? –
- Te ne andrai se lo troverai, quindi non posso proprio aiutarti! – e si nascose come una bambina sotto al cuscino.
- Andiamo, dove l’hai messo. – ed afferrò il cuscino tenuto stretto dalla ragazza.
Poi il lenzuolo, all’altezza dei fianchi di lei, si sollevò e mentre Blackill “lottava” con la ragazza per liberarla dal suo cuscino, la coda della draenea scattò come una frusta centrando il ragazzo su una natica.  Lo schiocco tu secco.
- Ehi! – disse scattando sull’attenti per la sorpresa.
- Ieri ti piaceva come giocavo con la coda… -
- Beh, mi piace anche adesso la tua coda, però, vedi, e le prese il viso con entrambe le mani, se arrivo tardi non solo sarò cacciato, ma prenderò una scarica di legnate tale che non mi riconoscerai, credimi. –
- Un modo per riconoscerti lo troverò sempre, bel biondino… e comunque lo stivale è dietro la cassapanca. –
- Cassapanca! – Blackill baciò la bella draenea dalla pelle ambrata, quindi si voltò verso la porta, spostò con un calcio la cassapanca e trovò quello che cercava.
- Che peccato coprire quel bel corpicino, Black. –
- Eh sì, come non darti ragione! –
- Ricorda che non mi impressioni più, ormai. –
- Ricorda che sarai la prima che vedrò una volta tornato e allora ne riparleremo… riparleremo di tutti i modi in cui saprò impressionarti e che ora neppure immagini! – e lasciato un ultimo bacio sulle labbra della compagna, Blackill afferrò la camicia di seta e infilato il secondo stivale, si precipitò fuori dalla camera da letto della locanda dove aveva soggiornato.  Avrebbe voluto saper volare, del resto, la Città Bassa si chiamava così per un preciso motivo e raggiungere la Salita degli Aldor non sarebbe stata una cosa propriamente rapida.
Il tempo era contro di lui, ma mentre correva col cuore in gola, il sorriso dipinto sul suo volto non lasciava dubbi a chi lo incontrava: Blackill era senza dubbio l’uomo più felice in quel caldo ultimo lunedì di maggio.


* * *

Tre colpi annunciarono l’arrivo di visitatori.  Sceiren sorrise e Illentar, vedendo suo nonno sereno, gli sorrise di rimando.
- Posso andare ad aprire, nonno? – chiese saltando in piedi sul caldo tappeto dalle tinte vermiglie sul quale stava sdraiato ad osservare l’elfo intento nella lettura fino a pochi attimi prima.
- Certo, vai pure, ma chiedi sempre prima chi è. –
Illentar annuì vistosamente, quindi trotterellando raggiunse la porta e fece come gli aveva consigliato il mago.
- Sono lo zietto! – rispose la voce fin troppo familiare dall’altra parte.
Il piccolo mezz’elfo non perse tempo e ansimando per lo sforzo, abbassò la maniglia e tirò la porta verso di sé scoppiando in una risata argentina quando senza neppure rendersene contro si ritrovò sollevato a mezz’aria dal mezz’elfo che aveva bussato.
- Eccolo il mio ragazzo! Ma quanto sei cresciuto? E guarda qua che orecchie lunghe che hai! -
- Zio Lòre! –
Sceiren non si alzò neppure dalla poltrona, sapeva di non essere solo: per un attimo le immagini di fronte a lui si distorsero poi, con uno sbuffo azzurrino di energia arcana, apparve un altro mago.
- Zaltar. -
- Sceiren. – rispose formale il mago prima di abbracciare l’amico.
- Quanto tempo vecchio mio. –
- Sì, Zaltar, davvero troppo… dobbiamo parlare. –
- Lo so, Lòre mi ha consegnato la lettera.  Adesso? –
- Sì, se per te non è un problema. –
- Per me no di certo, ma se non saluto Illentar mi sa tanto che il problema sarà tuo figlio, talvolta mi ricorda Antera e la sua cocciutaggine… per non parlare della tua, ovvio. –
Sceiren abbassò gli occhi, poi lasciò correre lo sguardo sui due mezz’elfi: Lòre si era messo in ginocchio e aveva aperto lo zaino dal quale aveva estratto una punta di dardo da balista.
- Ecco quello di cui ti avevo parlato: la punta di dardo gigante, il mio primo bottino! –
- Bello! – disse Illentar portandosi l’indice in bocca.
- Un giorno, anche questo sarà tuo, giovane Illentar. – disse serio Lòre lanciando un’occhiata a Zaltar.
- Illentar si occuperà di Lòre per un po’… andiamo di là. – disse il mago appena arrivato.
Sceiren sorrise constatando che Lòre non era cambiato per niente in tutti quegli anni, quindi annuendo scomparve come Zaltar per ricomparire in camera da letto.  Quindi chiuse la porta alle spalle e si voltò serio.
- Sono sicuro, Zaltar: è lo stesso anello. -
- Hai potuto esaminarlo? – disse il vecchio mago sedendosi sul letto di Illentar.
- Non ancora, non se ne separa mai.  Quello che so è che non ricorda nulla del suo passato prima del suo risveglio a Zangarmash.  I tempi però coincidono e poi ci sono altri… indizi. –
- Indizi di cui però non puoi essere sicuro. –
- Sensazioni, Zaltar, sensazioni.  E poi come spieghi il legame con Illentar? –
- Con Illentar… o con te? –
- Zaltar, ti ho già detto che non c’entra proprio nulla questa cosa. –
- Sceiren, è passato un anno ormai, cosa ci sarebbe di male? –
- Non ti ho chiesto un parere sulla mia vita sentimentale, ma un giudizio da erudito, Zaltar. –
Il mago scacciò con un gesto nervoso un lungo ciuffo di capelli che gli penzolava di fronte agli occhi.
- Il mio giudizio?  Va bene: ho indagato sulla reliquia che cercavamo, quella indicata dal drago ed effettivamente l’Anello della Giovinezza, tra le altre sue capacità, aveva anche quella di arrestare l’avanzamento del tempo, ma non nel senso che avevate inteso.  La chiave non era l’età o la salute fisica, ma il tempo stesso.  L’effetto collaterale del riavvolgimento delle spire del tempo avrebbe anche potuto essere un giovamento nel fisico di tua moglie, ma non era assolutamente sicuro, Sceiren.-
- Non posso credere che Vaelestraz non fosse a conoscenza della cosa. –
- Il drago non ha mai parlato di una soluzione definitiva, Sceiren. –
- Va bene, allora che mi dici dei suoi comportamenti? Se chiudo gli occhi e la sento parlare potrei quasi confondermi! Per non parlare di come cammina, quello che mangia: è un’elfa però talvolta pare dimenticarsene!. –
- Come te.-
- Come un umano! –
- Senti, nessuno più di me, oltre te ovviamente, vorrebbe che la tua rocambolesca teoria trovasse dei riscontri oggettivi per confermarla, ma ti stai ascoltando: tu vuoi vedere quegli indizi, tu vuoi far combaciare tutto, lo desideri, ma non hai prove vere di cui parlare se non un anello del tutto e per tutto simile a quello della compianta Antera, un anello che tu stesso, mi dici, non hai potuto esaminare davvero… e per inciso, non hai neppure esaminato quello di Antera, avendola seppellita con l’anello al dito…  Facciamo in questo modo: la terrò d’occhio e vedrò di venire a capo di questa faccenda, però, che sia chiaro Sceiren: qual che sia il mio responso, mi aspetterò di parlarne con un mago, un mago lucido, non con… insomma, hai capito bene cosa intendo. –
Sceiren annuì. 
- Bene, direi di andare a fermare Lòre o finirà per farci tardi a furia di giocare con quel dardo, ma da quanti anni se lo porta dietro? -
Zaltar fece spallucce: - Ho perso il conto ormai, ma del resto, che dire: è fatto così. –
Non appena la porta venne aperta, i due vennero raggiunti dalle risate dei due mezz’elfi che incuranti di tutto e di tutti, si godevano il loro piccolo momento insieme.


* * *

- Guarda chi si rivede! Ciao! – Whitescar si alzò dalla sedia e aggirò la scrivania carica di carte e registri su cui stava lavorando. 
- E’ sì, l’insegnamento ti prende anima e corpo. –
- Detta da un evocatore, qualcosa che prende l’anima, qualsiasi cosa sia, è un tantinello inquietante! Quando sei arrivato? –
- Circa un’ora fa. Sono qui con i miei due studenti. –
- Sì, sì, ho letto la missiva: e dove sono questi novizi? Perché li hai portati per questo, no? –
- In effetti penso possano essere valide risorse… tra qualche tempo. –
- Chi ha tempo non aspetti tempo, su su, falli entrare! Sono qui no? –
- Li vado a chiamare… -
- Ah, un’altra cosa Araton, ti dispiace se mi faccio dare subito una mano? –
- Sono tuoi, ora! – e sorrise.
- Un sorriso come questo getta una luce nuova su un volto tetro come il tuo. –
Araton scosse il capo lasciando ondeggiare i suoi capelli bianchi come il latte in contrasto con la sua pelle scura.
- Molto divertente. –
- Sì lo dico anch’io! Sono felice che sia dei nostri, disse la paladina di colpo seria, non so cosa bolla in pentola, ma è evidente che la riunione voluta da Erebus, Selune e gli altri non sia legata alla sola uscita di Nanael. –
- A proposito, chi è andato con lui?-
- Mamiya, Yukina, Barrentrak e Ruggine che io sappia.  Imoterius invece è restato o, almeno, non è andato diciamo, visto che non era qui quando è successo.-
- Non ci voleva. –
- No, in effetti no; comunque dobbiamo trovare nelle difficoltà le opportunità in esse celate. –
- Come sei diventata saggia da quando selezioni i novizi. –
- Meno male che non lo sono diventata con l’età… avrei potuto romperti il collo se avessi detto così. –
Araton sorrise di nuovo.
- Va bene, faccio entrare i miei.  Ci vediamo più tardi. –
- A dopo. – e riprese posto dietro la scrivania.


* * *

Le mani si immersero nell’acqua fredda della bacinella di ceramica che sua moglie aveva ordinato appositamente per lui, per far sì che ovunque egli fosse, ogni mattina, lavandosi il viso, pensasse a lei.  L’acqua fresca gli dette un brivido, poi sorrise. Questa volta a differenza di tutte le altre, sua moglie era lì con lui.
- Allora, forza, non vorrai far aspettare tutta quella gente! – la sua voce argentina lo raggiunse scuotendolo dal torpore del sonno.  “I sogni restano nel letto”, diceva sempre usa madre quando gli incubi lo tormentavano anche da sveglio.  Non era del tutto vero però…
Erebus si sciacquò il viso, posò l’asciugamano sul mobiletto e attese che Tillisha entrasse nella stanza. Sentiva i suoi passi.
- Un comandante non dovrebbe mai fare tardi. – disse la draenea entrando come previsto.  I suoi occhi senza tempo fissarono con un amore incomprensibile per un umano Erebus il quale, a sua volta, fissò la sua compagna.
- Ancora incubi, vero? – chiese Tillisha facendo un altro passo verso di lui.
- Sì, infatti.  Mi chiedo se stia facendo la cosa giusta. –
- Certo che lo stai facendo: devi obbedire ad un ordine diretto, non c’è pi spazio per le decisioni di Erebus o di Selune, ma siamo soldati, come ricordi a tutti gli altri, non dimenticarlo tu per primo. –
- Soldati di quale causa? Siamo al seguito dei Wrynn o di Thrall… questo mi chiedo.-
- Siamo al seguito della giusta causa, Erebus. – la draenea afferrò la veste viola dell’evocatore e gliela passò.
- Non pensare troppo, ti fa male. –
-In effetti, come darti torto! – e sorrise.
- Coraggio Erebus, non vorrai far aspettare Milù, lo sai che se non si sgranchisce la ali di prima mattina diventa irrequieta. –
- Questo lo ricordo molto bene… -
- E allora sorridi, oggi è un giorno che passerà alla storia per i Templari Neri! –
- Il giorno in cui ci schiereremo con l’Orda? –
- No, il giorno in cui farai il tuo primo discorso in groppa ad un grifone! – e rise ondeggiando i tentacoli ornati di lustrini e coralli.

* * *

Tillisha raggiunse Selune, Sceiren, July e gli altri ufficiali nella Salita degli Aldor.  Una piccola folla si era riunita.  Il chiacchiericcio di persone che non si vedono da tanto, risa, colpi di tosse, parole e nomi conosciuti e da così tanto tempo lontani dalla sua vita otrnarono a diventarne parte.
- Nostalgia? – chiese a Tillisha Selune fin troppo sicuro della risposta.
- Era molto che non vedevo tutto questo. –
- A dire il vero, è da molto che nessuno di noi vede tutto questo… dai tempi di Molten Core, ricordi Selune? – precisò Sceiren
- Come dimenticarlo… quanto tempo però… -
- Erebus è pronto? O devo andare a chiamarlo io? – mugugnò July cambiando argomento. Odiava ripensare al passato perché il passato spesso riusciva a far breccia nel suo cuore di granito ed a commuoverlo. 
- Sì, sta per arrivare. –
Sceiren lasciò vagare lo sguardo sulla piccola folla: c’erano quasi tutti per quell’incontro.  Avevano iniziato in una manciata di folli in cerca di avventura ed ora, davanti ai suoi occhi, un piccolo esercito attendeva le parole del suo generale.  I vecchi di un tempo, i nuovi dei tempi che sarebbero venuti.  Sceiren non ricordava tutti i loro nomi, Whitescar aveva fatto però un ottimo lavoro reclutando persone esperte che si sarebbero integrati, che avrebbero fornito forza e colore ad un gruppo sempre più coeso… e la coesione sarebbe servita nei giorni a venire, nei mesi a venire. 
La piattaforma che portava dall’Anello Esterno di Shattrath alla Salita degli Aldor scese. 
- Ci siamo. – disse Roredrix.
- Sì, ci siamo. –
Lo sbattito di ali segnò l’arrivo del comandante in capo dei Templari Neri che salendo al posto della piattaforma in groppa ad un maestoso grifone bardato e pronto alla battaglia raggiunse il luogo dell’incontro.
Milù lanciò il suo grido e il silenzio prese il posto delle parole.   Ilaria giunse le mani e si mise alla destra di Erebus cominciando a levitare.  Selune si sollevò prendendo posto alla sua sinistra grazie all’incantesimo lanciato da July. 
Selune passò due fogli ad Erebus il quale li guardò per un attimo con voce ferma amplificata dalla eco cominciò a parlare:
- Per coloro che ancora non mi conoscono direttamente mi presento: il mio nome è Erebus, sono un evocatore come molti di voi, e sono i comandante in capo del corpo chiamato Templari Neri.  Vedo tra voi vecchi amici che conosco da una vita, come vedo molti volti nuovi. Bene, non temete: quei volti saranno nuovi e sconosciuti ancora per poco!  Comunque, alla mia destra ed alla mia sinistra, vi presento i secondi nel comando, i miei amici, i miei consiglieri, coloro ai quali ciascuno di noi tutti, me compreso, dovrà sempre fare riferimento: Ilaria, sacerdotessa della Luce, e Selune, guerriero della fede e paladino.  Non saremmo qui se non fosse per loro.   Questi giorni, sono stati estremamente difficili per noi, abbiamo perso degli amici, amici che hanno scelto una strada diversa dalla nostra, altri obiettivi, altri luoghi, ma voglio sottolineare qui, ora, davanti a tutti e sotto l’occhio di Al’Ar, che l’uscita di questi membri storici seppur dolosa non intacca la mia, la nostra determinazione: i Templari Neri sono qui e continueranno a vivere grazie all’opera instancabile di noi tutti!  -
Un applauso esplose inaspettatamente.  Roredrix lanciò un’occhiata truce al grosso guerriero che aveva iniziato.  Utet fece finta di nulal e proseguì trascinando tutti gli altri nell’applauso.
Erebus attese che l’entusiasmo scemasse, poi riprese la parola:
- Ad ogni modo, come immaginerete, non vi ho chiamato qui per parlarvi di questo, quanto piuttosto perché per la prima volta dalla nostra nascita siamo chiamati ad agire non in nome di noi stessi, non per avventura o, come Shaday, il nostro tesoriere, ama ricordarmi, per “autofinanziamento”, no: per la prima volta siamo chiamati ad agire da un potere più alto.  I regnanti dell’Alleanza tutta hanno assegnato a noi un incarico e noi, figli di Stormwind, di Darnassus, di Ironforge o di Exodar, noi tutti risponderemo ad un sola voce! Insieme! Risponderemo alla richiesta di aiuto perché prima di essere Templari Neri siamo uomini, elfi, nani e draenei, prima di ogni altra cosa siamo figli dei nostri padri e delle nostre madri e la voce che ci chiama, chiama in loro vece, è la loro voce che ci ordina di muoverci ed noi tutti, oggi, siamo qui per rispondere con la risolutezza che da sempre ci caratterizza, la perseveranza che ha portato dopo anni di inattività noi tutti a tornare ed a ricreare qualcosa che era andato perduto, la stessa risolutezza che oggi ci porterà a preparare le nostre cose, a levare le tende da questa fantastica città, lasciare i boschi, lasciare i ruscelli e la pace alla quale noi tutti ci stavamo abituando, per raggiungere forse la zona più inospitale che abbiate mai visto! Gli ordini sono semplici: lasceremo Shattrath per raggiungere le lande desolate di Netherstorm.  Una volta arrivati i Templari Neri si uniranno agli altri campioni dell’Alleanza già presenti sul campo e marceranno su Forte Tempesta che, per chi non lo sapesse, è una fortezza sospesa in cui risiede la minaccia che dovremo estirpare.  Non sarò facile, non sarà indolore, nessuno di noi ha mai visto quello che ci aspetta oltre il portale che a breve attraverseremo, e per questo, soprattutto per questo, oggi, più di ieri, noi tutti oggi siamo Templari Neri! -   Erebus sollevò la mano verso il cielo, seguito da Ilaria e Selune e poi dagli ufficiali e da tutti gli altri!

"Spesso gli incantesimi più semplici nascondono le sorprese più grandi" - Sceiren

Blackill

  • Templare Nero
  • Valoroso
  • ****
  • Post: 373
  • Karma: -5
Re: Stelle Cadenti XXV - 20: Templari Neri
« Risposta #1 il: Gennaio 08, 2011, 06:49:46 pm »
Perfetto sceiren :music:


Utet

  • Visitatore
Re: Stelle Cadenti XXV - 20: Templari Neri
« Risposta #2 il: Gennaio 09, 2011, 10:03:47 am »
GZ !

Shemina

  • Visitatore
Re: Stelle Cadenti XXV - 20: Templari Neri
« Risposta #3 il: Gennaio 11, 2011, 06:04:23 pm »
Lorè...ecco un nome che mi ha improvvisamente fatto sentire MOLTO anziano!

amministratore.tdo

  • Administrator
  • Passeggero
  • *****
  • Post: 0
  • Karma: 0
Re: Stelle Cadenti XXV - 20: Templari Neri
« Risposta #4 il: Gennaio 11, 2011, 06:10:49 pm »
Il fatto che tu stia diventando sempre più radical-chic dovrebbe farti sentire mooooooolto più anziano!!!  :grin:

p.s.: Ciao Ema, non lo sai ma io sono in vena di battute ultimamente, qui si sono abituati :P :P :P

Shemina

  • Visitatore
Re: Stelle Cadenti XXV - 20: Templari Neri
« Risposta #5 il: Gennaio 11, 2011, 06:36:40 pm »
Nego tutto! Temo che, da migliore prassi, morirò democristiano (ARGH!!)

amministratore.tdo

  • Administrator
  • Passeggero
  • *****
  • Post: 0
  • Karma: 0
Re: Stelle Cadenti XXV - 20: Templari Neri
« Risposta #6 il: Gennaio 11, 2011, 08:07:07 pm »
Ora si dice "Casiniano" o "Popolare"...  ;D

Gaiusßaltar

  • Templare Nero
  • Skeptical
  • ***
  • Post: 1738
  • Karma: 7
Re: Stelle Cadenti XXV - 20: Templari Neri
« Risposta #7 il: Giugno 16, 2011, 09:43:06 am »
Insomma, ai Templari Neri stan sulle balle gli gnomi  :( :( :(